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DIARIO DAI FRONTI UCRAINO PALESTINESE LIBANESE YEMENITA SIRIANO Osservazioni e Commenti del Gen. D. art. c/a Massimo Iacopi 10/01/2025 - Massimo Iacopi (Assisi PG) DIARIO DI GUERRA DEL GENERALE MASSIMO IACOPI
Bollettino Numero 1 del 28 Ottobre 2023 Come già evidenziato nella scorsa News, il commento della situazione della guerra in UKRAINA, risulta sempre meno decifrabile ed, al momento, si assiste praticamente ad una situazione di stallo generalizzato su tutto il fronte, mentre i Russi continuano nella loro sistematica, impietosa e spietata opera di demolizione dell'Ucraina, con il lancio di centinaia e centinaia di missili e droni al giorno. Sembra che, fra qualche giorno, sarà operativa, intorno a KIEV, la batteria SAMP/T, fornita dall'ITALIA (con munizionamento aggiuntivo fornito dalla FRANCIA) e con personale ucraino addestrato a SABAUDIA, nella speranza di diminuire sensibilmente gli effetti dei bombardamenti russi sulla capitale. La situazione complessiva non appare incoraggiante, specie perché la Russia sembra assolutamente insoddisfatta dei risultati conseguiti sul campo e spera sempre di dividere il campo occidentale sulla questione degli aiuti militari e finanziari, nella speranza di far cedere o crollare KIEV. La prova di quanto dico viene dal recentissimo attacco di HAMAS ad ISRAELE. La scelta di questo momento per il proditorio attacco sembra in perfetta sincronia con le intenzioni di MOSCA. Di fatto, l'attacco é stato sferrato in un momento di “distrazione” dell'Occidente, fortemente focalizzato su KIEV ed il nuovo grave evento (gli attori anti ISRAELE, che sono: HEZBOLLAH (Libano), BASHAR ASSAD (Siria) ed HAMAS (Gaza), sono tutti sostenuti da TEHERAN e da MOSCA. Quest'ultima, in particolare, spera di distogliere e dividere l'attenzione dell'Occidente verso altre aree (tra l'altro, la CINA, che opera dietro le quinte a favore di MOSCA, ha già tentato più volte di agitare il Mar cinese meridionale e la questione di TAIWAN) e di conseguire un allentamento della pressione. Per quanto precede, i tanto auspicati ed auspicabili negoziati di pace russo-ukraini non appaiono, a mio avviso, certamente dietro l'angolo!...
Bollettino Numero 2 dell’11 Novembre 2023 Come già evidenziato nella scorsa News, il perdurare della situazione di stallo sul fronte russo-ucraino ha determinato una completa focalizzazione dei media e dell'opinione pubblica sul fronte aperto da HAMAS contro ISRAELE nel Medio Oriente. Questo, sotto certi aspetti, conforta le speranze e le prospettive auspicate da Mosca sulla compattezza del fronte occidentale a sostegno di ZELENSKI. Nonostante le dichiarazioni di fermezza da parte dei vari governi europei, serpeggia nel mondo occidentale una certa stanchezza sulla guerra russo-ucraina e sempre di più si sta facendo strada la possibilità di un cessate il fuoco, che, in questa situazione, non appare accettabile da parte di Kiev e che, comunque, non alleggerirà di molto, in termini finanziari, l'impegno dell'Europa nei riguardi dell'Ucraina (a meno di non farne un gentile omaggio a PUTIN da parte dell'Occidente). Il recente proditorio attacco di HAMAS ad ISRAELE, oltre alla ferocia ed alla brutalità delle modalità della sua effettuazione, ha messo in evidenza, che Hamas (entità terroristica non statale) non cerca una soluzione pacifica per la convivenza fra i due popoli, ma vuole esclusivamente l'annientamento di ISRAELE e minaccia direttamente il diritto, internazionalmente riconosciuto, all'esistenza di uno stato sovrano ed alla sua legittima difesa. A prescindere dai tanti strepiti televisivi (che più che informare propagano odio di parte) si può tranquillamente affermare che, nella storia e nel corso dei secoli, uno stato arabo palestinese non é mai esistito, se non come entità araba substatale (provincia) di una struttura statale più grande (impero mamelucco o ottomano). A mio avviso, non é che ISRAELE, sia una entità da aureolare, ma conserva pienamente il diritto di difendersi da aggressioni e l'assurdo che traspare dalle piazze europee é il fatto che si tenti di far passare per “martiri”, sotto l'etichetta ormai abusata di manifestazioni per la pace, proprio gli autori di una efferata azione terroristica, che si é macchiata di crimini gravissimi contro l'umanità. Ma ciò che la situazione attuale di manifestazioni di piazza a senso unico, mi fa ricordare, é quello che é già successo in Europa circa 50 anni fa in occasione della installazione dei missili Cruise contro la Russia. Allora, con ampie similitudini con la situazione odierna, la piazza, manovrata da fiumi di soldi che partivano da Mosca, attraverso l'Olanda, cercavano di dividere il mondo occidentale al fine di impedire lo schieramento missilistico (che poi ha concorso, insieme alle “guerre stellari”, a far crollare la vecchia URSS). Oggi, le stesse piazze, con nuovi attori, ma sempre attribuibili alla stessa appartenenza politica, vengono generosamente foraggiate da fondi di ben identificabili emirati arabi e dagli stessi Russi, sempre allo scopo di dividere l'Occidente ed isolare ISRAELE, aiutate in questo anche dall'azione da becere frange, meno evolute, della vecchia destra di radici nazi-fasciste, eredi e cultori di un antisemitismo storico superato. La situazione del Medio Oriente, perdonatemi questa metafora, appare simile alle manifestazioni periodiche di un vulcano attivo, con eruzioni distruttive e danni, spesso ingenti, per la popolazione. Anche nel caso mediorientale, la crisi, ormai periodica, può comportare ampi rischi per la comunità mondiale, per il suo possibile allargamento ed il coinvolgimento di attori facinorosi e poco affidabili. Credo, però, che, anche questa volta, l'eruzione resterà limitata all'area d'interesse, per una somma di motivi che ho esposto in un articolo, scritto il 30 ottobre scorso e che é stato pubblicato dalla Rivista Informatica “Graffiti-on-line.com” e che, per comodità, riporto di seguito. “ISRAELE DI FRONTE ALLA SFIDA ASIMMETRICA di HAMAS” Il lavoro, redatto per la sua parte storica circa 4 anni fa, é stato ripreso proprio per mettere in evidenza la necessità di un ulteriore cambiamento di logica di difesa dello stato ebraico, confrontato, sin dalla sua nascita nel 1848 (75 anni fa) con una serie di Stati arabi il cui obiettivo era proprio quello di debellare e distruggere lo stato sionista e la presenza ebrea in Palestina. Ecco dunque che ISRAELE, di fronte ad una guerra di tipo convenzionale, é costretto ad adottare una logica operativa del tipo “muro di ferro”, ovvero di disporre di uno strumento militare potente che, in una guerra di tipo convenzionale, si frapponga fra lo Stato ebreo ed i suoi nemici. Ma dopo una serie di guerre, tutte perdute da parte degli aggressori di ISRAELE, gli Stati Arabi, eredi del disciolto impero ottomano, hanno progressivamente adottato le logiche e le pratiche di tutti gli Stati ed hanno cercato, specie dopo la guerra dello Yom Kippur, di trovare un modus vivendi con lo “scomodo vicino”. Per la difesa ebraica, l'accordo di pace con l'Egitto, segna una svolta nella logica di operativa, proprio perché, da quel momento, nascono nel seno della popolazione araba locale, che non é riuscita a costituire uno stato (i Palestinesi), una serie di movimenti che, per imporsi nell'area, decidono di continuare la lotta contro Israele con metodi nuovi (terrorismo, guerriglia), attraverso l'applicazione di una minaccia di tipo asimmetrico. Grazie ad accordi con il movimento terroristico di Yasser Arafat (Al Fatah), vengono poste le basi per la costituzione della Autorità Nazionale Palestinese (ANP), struttura base di un futuro stato, articolato su due territori: la Cisgiordania (sottratta alla giurisdizione giordana) e la Striscia di Gaza. Purtroppo, l'ANP non è mai riuscita, neanche con il successore di Arafat, Abu Mazen, ad estendere la sua influenza nella Striscia di Gaza, che invece é diventata appannaggio di una nuova entità terroristica, concorrente, HAMAS, una delle emanazioni del movimento egiziano dei Fratelli Mussulmani. Da quel momento, la minaccia contro ISRAELE viene ad assumere caratteristiche e configurazioni radicalmente diverse e Tel Aviv si trova ad affrontare, con una certa periodicità, una serie di attacchi con razzi ed attentati, che costringono a modificare le sue modalità di difesa. Ecco dunque che dalla logica del “muro di ferro” dell'esercito ebreo, si passa alla logica della periodica “tosatura del prato” palestinese, sia in Cisgiordania, che nella Striscia di Gaza, proprio per togliere lo spazio vitale ai guerriglieri. Ma l'azione di HAMAS del 7 ottobre u.s. ha contribuito ancora una volta a modificare nuovamente la situazione ed a cambiare le carte in tavola.
Bollettino Numero 3 del 31 Dicembre 2024 Come già evidenziato nella scorsa News, il perdurare della situazione di stallo sul fronte russo-ucraino ha fatto scendere una coltre di quasi indifferenza dei media occidentali nei confronti di questo conflitto, di fronte alla crisi mediorientale israelo-palestinese. Questo non significa che su quel fronte non si continui a combattere, a morire e ad assistere a violazioni palesi delle leggi sul diritto internazionale di guerra (tiri sulle scuole, sugli ospedali, sulle necessità delle popolazioni, ecc. basti ricordare l'ultimo attacco russo, in ordine di tempo - 25 novembre, con droni alle centrali di riscaldamento dell'acqua di KIEV, nel deliberato intento di lasciare la popolazione civile al freddo), scandalizzandoci ora se in Terrasanta avvengono comportamenti e fatti, che, da ben due anni succedono in Ucraina, senza che un certo tipo di politica e di movimenti (la maggioranza con targa di sinistra estrema, ma non mancano anche gruppuscoli di estrema destra) si siano mai scandalizzato di certi eventi ed anzi abbia persino appoggiato i misfatti compiuti dall'invasore. Ben si sa che il popolo ha di norma una corta memoria, ma credo che nel caso del Medio Oriente i soldi degli emiri, profusi a piene mani e ben diretti dalla propaganda araba in Occidente, abbiano compiuto il miracolo di far quasi dimenticare la proditoria aggressione del 7 ottobre u.s. ed i feroci e brutali atti criminali effettuati durante la sua esecuzione. Al di là delle valutazioni personali sopra esposte, mi piace sottolineare che quasi tutte le ipotesi di sviluppo del conflitto, da me formulate per il dopo 7 ottobre, si stanno puntualmente verificando. ISRAELE procede alacremente alla sistematica tosatura del prato di GAZA, con l'obiettivo, peraltro non nascosto, di eliminare HAMAS. IRAN, SIRIA e HEZBOLLAH, come era prevedibile, non se la sentono di entrare in operazioni senza l'effetto sorpresa e con il rischio di pagare un costo elevatissimo (solo facendo già finta di intervenire hanno indirettamente costretto ISRAELE a mantenere verso Nord una forte fetta del suo potenziale militare, non impiegandolo a Sud contro HAMAS). Gli USA ufficialmente preoccupati della sorte delle popolazioni di GAZA, non impediscono a TEL AVIV di condurre a fondo le sue operazioni, anzi mandano segnali e minacce (due taskforce e sottomarino nucleare) contro IRAN e SIRIA. Infine l'EGITTO, che ha paura di HAMAS, non favorisce in alcun modo, ma anzi impedisce al movimento terroristico di trovare rinforzi. Le ultime operazioni condotte da ISRAELE hanno confermato che, sotto le moschee e sotto gli ospedali della striscia di GAZA, HAMAS aveva organizzato, depositi, atelier di fabbricazione e posti comando, che vengono sistematicamente distrutti nel corso delle operazioni, senza che, peraltro, nessuno dei manifestanti (specie quelli che ufficialmente manifestano per la pace) se ne curi particolarmente. Gli Israeliani sono convinti che la soluzione del problema degli ostaggi é intimamente connessa con i progressi e la rapidità di progressione delle forze israeliane nella striscia e più la pressione si farà pesante ed oppressiva, più HAMAS si vedrà costretta a cedere, per salvare il salvabile. Tra l'altro, mi piace ribadire e porre l'accento sull'atteggiamento sornione ed attendista di RAMALLAH e della Autorità Nazionale Palestinese di ABU MAZEN, che ben poco ha protestato sulla recente dura azione di TEL AVIV nella eliminazione della roccaforte di HAMAS a JENIN, proprio in CISGIORDANIA. Abu Mazen vede con favore l'eliminazione di HAMAS da parte di ISRAELE, come premessa per il recupero della sua influenza su tutta la Cisgiordania e sulla Striscia di GAZA. Il problema é che in Occidente si continua a non voler capire che ISRAELE, su certe cose, ragiona esattamente secondo le stesse logiche applicate da HAMAS e che questi ultimi, anche se cercano di confondere le acque ed agitare, senza risultati significativi, l'opinione pubblica occidentale, sanno benissimo cosa vuole e dove vuole arrivare TEL AVIV. Chi in modo becero continua a far credere agli Italiani che il governo di TEL AVIV é diviso e che tutti vogliono defenestrare NETANHIAU, non si rende conto che ISRAELE, in questo momento, combatte per la sua sopravvivenza e su questo punto tutti gli Ebrei sono d'accordo. Il 24 novembre scorso ISRAELE, con ogni probabilità per la pressione esterna (BIDEN che vuole riportare qualche piccolo risultato in vista delle elezioni del prossimo anno) e probabilmente anche per riordinare il dispositivo operativo, ha accettato una tregua con rilascio di prigionieri e di ostaggi (anche in questo caso il campionario della crudeltà umana ha fatto meraviglie: figli liberati, separati dalle madri, madri e mogli, separate dai mariti o dai congiunti, ecc.). Forse molti ancora credono che la guerra stia per finire e si fanno grandi illusioni per il futuro. ISRAELE, a mio avviso, non ha conseguito tutti i suoi obiettivi e, come aveva già anticipato all'inizio della tregua, continuerà la sua azione, nella striscia contro HAMAS, per diversi mesi ancora. Quando finirà ? Nessuno conosce i veri obiettivi finali di ISRAELE e quindi quando presumibilmente finiranno le operazioni in corso. Di certo é il fatto che sia HAMAS, sia ISRAELE non festeggiano il NATALE e quindi non hanno gli stessi problemi dei commercianti occidentali e di quelli che, per interesse, ciclicamente, si manifestano cattolici solo in occasione della PASQUA e del NATALE.
Bollettino Numero 4 del 30 Gennaio 2024 Questo mese non mi soffermerò molto sulla parte di politica internazionale, in quanto le situazioni delle due guerre maggiori non hanno evidenziato cambiamenti rilevanti rispetto al quadro globale presentato il mese scorso. L’Ucraina è una situazione di stallo tattico e strategico delle operazioni, la Russia continua a colpire le infrastrutture civili dell'Ucraina, nell'evidente intento di fiaccare la popolazione avversaria nella sua volontà di opporsi all'invasore. In Palestina invece, Israele continua imperterrito nella sua azione di “sanificazione” della striscia di Gaza dal morbo di HAMAS (lavoro ultimato solo a Nord per la metà). Difficile fare una previsione della durata dell'operazioni, perché tutto dipende dalla velocità di progressione dell'esercito sul campo (a sua volta funzione del terreno, della reazione dello stesso HAMAS e della prudenza di Israele, al fine di avere meno perdite possibili). Nel quadro generale dei combattimenti e della sua possibilità di allargamento si é affermata la preoccupante ricomparsa di ISIS, che ha rivendicato l'attentato in IRAN e che evidentemente gioca il ruolo del “tanto peggio, tanto meglio”. Infine, circa i morti palestinesi nella striscia di GAZA, i dati a disposizione sono sempre stati forniti da HAMAS che, a loro dire, hanno raggiunto le 23 mila vittime. Nutro molti dubbi sulla loro effettiva veridicità, sia per la impossibilità di raccolta e verifica dei dati stessi, in una situazione di grande confusione ed anche perché, da lungo tempo ormai, HAMAS controlla solo una piccola parte della striscia. In un recente comunicato, l'esercito israeliano ha dichiarato di aver già eliminato 9 mila guerriglieri in combattimento. Tenuto conto di questo dato, credo che la cifra vera dei morti complessivi nella striscia possa attestarsi in un valore medio fra i due dati forniti (intorno ai 16-17 mila morti). Da ultimo, credo che il rischio dell'allargamento del conflitto a nord di ISRAELE rimanga abbastanza moderato, tenendo conto anche del fatto che lo stato ebraico ha recuperato una parte delle forze dalla striscia di GAZA, che potrebbe rapidamente impiegare nel fronte nord.
Bollettino Numero 5 dell’11 Febbraio 2024 Il Bollettino di questo mese offre pochi spunti significativi per un commento di politica internazionale circa le situazioni delle due guerre maggiori. Il periodo appena trascorso non ha fatto evidenziare cambiamenti rilevanti rispetto al quadro globale presentato il mese scorso. Circa l'Ucraina, dove si era notata nella parte occidentale una diffusa situazione di stanchezza e di indecisione - magistralmente sfruttata dalla propaganda russa in Occidente (abbandonare l'Ucraina a sé stessa e deviare l'attenzione sul Medio Oriente) -, l'Europa, superando le ritrosie e le reticenze dell'UNGHERIA di ORBAN, ha votato una importante risoluzione finanziaria di 50 miliardi di € per il prossimo quadriennio a favore dell'Ucraina. Questa risoluzione scuote opportunamente una certa sonnolenza che si era prodotta nei governi europei sullo specifico argomento, ribadendo con forza la posizione occidentale nei confronti della Russia. Una ulteriore doccia fredda sulle speranze russe di dividere l'Occidente, sfruttando la corrente pacifista intellettuale e quella di estrema sinistra (soccorsi rossi vari, ...) , ma anche quella antisemita di destra !... Qualche problema maggiore è, invece, emerso sul fronte del Medio Oriente, ma non direttamente attinente ad ISRAELE. Di fatto, il fronte nord di Israele (Libano e Siria), nonostante le speranze di molti gruppi anti ebraici occidentali, non ha preso fuoco ed, al momento, non appare aperto ad un allargamento del conflitto, anche dopo l'attentato alle truppe USA in GIORDANIA. Israele, d'altronde, da diverso tempo sta battendo in SIRIA, con estrema cura, tutti i punti di appoggio iraniano ad HEZBOLLAH (aeroporti, depositi, campi di addestramento, ecc.). Il nuovo problema, certamente sollecitato dall'IRAN, si basa sulla minaccia del movimento sciita degli HUTHI, nello YEMEN, di interrompere il libero passaggio nel Mar ROSSO alle navi di Israele e di quei paesi che lo appoggiano. La paura indotta in Occidente dalle azioni degli Huthi, ha determinato il calo di circa il 50% del passaggio delle navi nel Canale di Suez (luogo dove passa il 40% del commercio da e per l'ITALIA). Per fortuna, l'80% del trasporto del petrolio utilizza le superpetroliere e circumnaviga il Capo di Buona Speranza ed i petrolieri, per il momento, non hanno la scusa per aumentare i prezzi. Il mondo occidentale ha reagito con prontezza, ma diviso, alla nuova pericolosa minaccia: USA ed Inghilterra hanno iniziato a fare le cose sul serio, bombardando le basi Huthi, da dove partono gli attacchi, mentre l'Europa occidentale è riuscita a mettere insieme una forza navale ASPIDE (a guida operativa italiana) per il Mar Rosso, ma la stessa, avendo principalmente una missione di protezione e scorta delle navi mercantili, si asterrà dall'attaccare le basi degli Huthi se non sarà attaccata direttamente !!!! La solita Europa con i soliti distinguo !... Anche qui, nella catena di regia, troviamo l'IRAN (che rifornisce di armi gli Huthi) e la RUSSIA, che spera sempre di deviare l'attenzione del mondo dalla piana del Don e del Dniepr e di indebolire, in tal modo, il fronte occidentale pro Ucraina. Per quanto ha tratto con Israele, l'azione dell'esercito ebraico procede inarrestabile verso sud e dopo aver circondato KHAN YUNIS (sede di comando di HAMAS) ed iniziato le relative operazioni di “sanificazione”, si sta predisponendo per l'ultimo atto dell'operazione nella città di RAFAH, posta proprio sulla frontiera con l'Egitto. L'Organismo degli aiuti umanitari dell'ONU, di cui buona parte dei dipendenti sono affiliati ad HAMAS, ha manifestamente evidenziato il suo illecito comportamento, deviando fondi ed aiuti umanitari nelle mani della predetta organizzazione terroristica. Non solo, ISRAELE ha intercettato, proprio sotto della sede ONU a Gaza, una serie di tunnel e di infrastrutture sotterranee, che hanno dimostrato una chiara evidente ed illegale copertura ai terroristi. Insomma, l'ONU ha perso la faccia nella regione (semmai ne abbia mai avuta una di faccia) ed ora cerca disperatamente di salvare HAMAS con motivi umanitari (che effettivamente esistono) e con la scusa del rilascio degli ostaggi, in cambio di una tregua. HAMAS, che sul campo sembra essere ormai “attaccato alla canna del gas”, assume un atteggiamento paradossale. Esso avanza condizioni inaccettabili per Tel Aviv (tregua la cui durata va calcolata pari a tre ostaggi al giorno, contro il rilascio di tutti i palestinesi imprigionati in ISRAELE, fra cui terroristi condannati fino a 4 ergastoli e l'assurdo ritiro dell'esercito di ISRAELE sulle basi partenza). Da parte mia, sono convinto che ormai ISRAELE, ad un passo dalla conclusione delle operazioni, non si farà deviare dalla sua determinata volontà di andare sino in fondo, costi quel che costi e proprio ora che sembra vicino al raggiungimento dei suoi obiettivi !...
Bollettino Numero 6 del 9 Marzo 2024 La situazione delle due guerre maggiori nell’ultimo mese offre pochi spunti significativi. Il periodo appena trascorso non ha fatto evidenziare cambiamenti rilevanti rispetto al quadro globale presentato il mese scorso. Circa l' Ucraina, si nota, sul campo, una certa difficoltà, tanto che ha dovuto cedere terreno, ritirandosi dal saliente occupato nella controffensiva dello scorso anno (il saliente di Adwinka nei pressi di Donesk). La decisione ucraina deriva: dal cambiamento di politica conseguente all'avvicendamento del Comandante operativo, dalla limitata disponibilità di munizioni e dalla necessità di risparmiare le forze disponibili, specie dopo le notevoli perdite, in termini di effettivi, subite nei combattimenti di Bakhmut e nell'ultima controffensiva. Le forze ucraine si sono rese conto che non possono continuare ad accettare “sul campo” una pericolosa lotta di usura, che é proprio la tattica della “mattanza reciproca”, che i Russi hanno inaugurato a Bakhmut. La difesa, d'ora in avanti, verrà condotta con metodi diversi, facendo ricorso a procedimenti di elevata mobilità, evitando esiziali irrigidimenti e resistenze sul posto, ma per questo occorrono anche ingenti quantità di munizioni. Evidentemente i Russi, continuano ad applicare da secoli la loro logica della guerra d'usura, soffrendo, apparentemente di meno, il problema delle perdite umane che, numericamente, risultano veramente ingenti (oltre 100 mila morti, ma in compenso, forse, adesso, non hanno più delinquenti ed oppositori nelle carceri !!!). Vale la pena, infine, di sottolineare il grande successo ottenuto dai resti della marina ucraina, con l'affondamento di una fregata russa del Mar Nero, una delle unità da cui partono i missili di crociera che colpiscono la parte occidentale dell' Ucraina e, recentemente, di una nave da sbarco. Alla marina ucraina deve essere attribuito il fondamentale successo nell'aver sistematicamente sventato tutti i tentativi di sbarco russo con obiettivo la conquista di ODESSA con l'aiuto di droni molto efficaci (drone navale Magura). Sul fronte del Medio Oriente, non mi sembra di aver captato nulla di veramente nuovo, se non il fatto che la propaganda del fronte arabo ha talmente intossicato, per mezzo di molti media corrotti di casa nostra (e l'ultima inchiesta sul dossieraggio in grande stile ne é un sintomo), l'opinione pubblica in Occidente, tanto da manipolare e provocare numerosi cortei di “ignari” e manipolati studenti che, di fatto, si sono già dimenticati che l'ultimo scontro israelo palestinese, nasce dai massacri (oltre mille morti) e dalle feroci violenze perpetrate nell'attacco palestinese del 7 ottobre 2023. A mio parere, HAMAS sembra non avere più il polso della situazione nella striscia di GAZA e soprattutto non ha più il supporto diretto locale delle organizzazioni internazionali, a loro asservite e smantellate dagli Israeliani (l'UNRRA). Prova ne sia il fatto che i terroristi non sono più in grado di fornire l'elenco degli ostaggi ancora vivi (il totale, meno quelli eliminati da loro e quelli probabilmente uccisi delle bombe ebraiche), a premessa di una eventuale tregua. Figuriamoci, in questo contesto, l'attendibilità che può avere il bollettino del conteggio dei morti a GAZA, che viene regolarmente diramato da HAMAS al termine di ogni giornata !! D'altronde, come ho già sottolineato più volte, ISRAELE non sembra flettere nella sua pervicace volontà di perseguire il suo obiettivo finale, che é l'eliminazione dell'influenza di HAMAS nella striscia di GAZA. Certo, NETANHIAU non può permettersi di irritare troppo il suo protettore USA, che si trova in gravi difficoltà nella prospettiva delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Anche la scusa della necessità di una tregua, per motivi religiosi, per il prossimo mese del Ramadan, strombazzata quotidianamente dai nostri media, appare decisamente irrilevante per ISRAELE, qualora si pensi che gli Arabi, nel 1973, hanno attaccato gli Ebrei proprio nella festa religiosa dello YOM KIPPUR. Nei fatti, tutto questo appare, come il solito, puro e semplice sofisma, espediente tipico degli intellettuali di sinistra occidentali. In ogni caso, ISRAELE si trova, politicamente, sotto pressione per la deprecabile situazione umanitaria della popolazione di GAZA e per questo motivo risulta molto difficile prevedere le decisioni che sarà, primo o poi, costretto ad assumere. Per il momento, esso privilegia ancora la carta del guadagno di tempo per portare a termine la sua azione programmata. Forse il problema attuale più rilevante per noi appare la grave azione di disturbo condotta, per procura, dal movimento sciita degli HUTHI, dello YEMEN, che cercano di interrompere, o perlomeno di perturbare pesantemente, il libero passaggio nel Mar Rosso alle navi di Israele e di quei paesi che lo appoggiano. Quest'azione, anche se nei fatti non costituisce una minaccia grave, rappresenta comunque un vulnus economico importante per l'economia occidentale ed in particolare per l'ITALIA, i cui porti hanno visto una diminuzione sensibile delle loro attività. L'Occidente ha già risposto con l'invio di importanti mezzi navali ed aerei nell'area, ma la condotta delle operazioni non appare unitaria e potrebbe non conseguire i risultati sperati, almeno per il momento (Sembra, infatti, aprirsi lo spiraglio di una gestione comune delle forze navali impegnate nel Mar Rosso). In effetti, questa é una guerra asimmetrica ed il guerrigliero/terrorista può colpire di sorpresa, “loco et tempore” (a tempo e luogo), proprio come l'affermavano, a suo tempo, gli artiglieri del duca d'Este. A ben vedere, i veri nemici dell'Occidente sono altrove, a TEHERAN ed a MOSCA…
Bollettino Numero 7 del 7 Aprile 2024 La situazione bellica sul fronte ucraino e palestinese, alla data odierna offre pochi spunti significativi. Anzi, la guerra in Ucraina, fornisce segni molto ambigui e contrastanti sulla reale situazione sul terreno. I Russi continuano nel loro sistematico martellamento del territorio ucraino ed ottengono, nel contempo piccoli guadagni territoriali sul terreno a costo di perdite umane enormi. Anche l'Ucraina sembra in gravi difficoltà ingigantite dal fatto che i suoi dirigenti nella loro lotta quotidiana per ottenere aiuti dall'Occidente, contribuiscono anch'essi a rendere più grave la reale situazione sul terreno. Certamente l'Occidente non ha nulla da guadagnare dal suo attendismo, perché anche un eventuale parziale successo di PUTIN renderebbe, a mio avviso, molto più probabile uno scontro diretto con la NATO, perché i paesi dell'ex Cortina di Ferro (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia e Romania), per garantire la loro indipendenza, non rimarranno a guardare di fronte ad una sconfitta dell'Ucraina e questo PUTIN lo sa !. Le prossime elezioni americane, sotto questo aspetto, intervengono in un momento molto critico ed anche lo stesso TRUMP se, come sembra, vincesse il confronto elettorale, non potrebbe mollare tutto senza gravissime ripercussioni per il mondo occidentale. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, la fase finale dell'azione di Israele nei confronti di HAMAS, in prospettiva sembra complicarsi. Diventa infatti sempre più difficile per l'esercito israeliano condurre la fase finale dell'operazione su RAFAH, tenuto conto che l'area ha raggiunto tassi di densità di sovrappopolamento inauditi e quindi, prima di condurre l'attacco finale, sarebbe ragionevole agevolare lo sfollamento di almeno un milione di Palestinesi altrove, possibilmente in campi di sosta provvisori. E pare che gli Israeliani si stiano organizzando in tal senso. Ma gli amici di HAMAS e tutti coloro i quali hanno elargito loro soldi a piene mani (Emiri del QATAR), stanno coagulando l’adesione contro NETANHYAU di sempre nuovi nemici, interni ed esterni. In particolare, i democratici americani, preoccupati dell'andamento della campagna elettorale presidenziale di BIDEN, stanno spingendo a tutta forza su TELAVIV per obbligare il Governo a porre in essere una tregua nelle operazioni contro GAZA. Su questo punto, ISRAELE non può tirare la corda troppo a lungo, specie in questa fase delicata circa i apporti con gli USA. Ritengo quindi che non si possa escludere a priori che HAMAS, sebbene continui a cavalcare una determinata intransigenza, si trovi anch'esso di fronte ad un bivio e che per salvare il salvabile possa in qualche modo addolcire le sue condizioni, con un allentamento almeno temporaneo della pressione militare, offrendo ad ISRAELE una possibile via di uscita. Il problema di nuove elezioni chieste a danno del premier israeliano costituisce, in effetti, un falso problema, perché nessun paese, per la propria sopravvivenza, si reca a votare in una situazione di guerra. E se, come é probabile, le elezioni venissero comunque indette, la loro data sarebbe comunque fissata a partire dall'ultimo trimestre dell’anno corrente, quando cioè tutti pongono le loro speranze nella fine delle operazioni. Il fatto é che, se NETANHYAU dovesse raggiungere gli obiettivi programmati, a quel punto le elezioni si trasformerebbero in un suo trionfo ed in un boomerang per chi oggi le reclama. A mio modesto avviso, al momento tutto dipende da HAMAS e dai suoi “sostenitori”… anche se le complicazioni che vengono regolarmente poste dai suoi “protettori” hanno contribuito a diffondere un certo nervosismo nella dirigenza israeliana che, negli ultimi tempi, sta colpendo duramente anche a nord: nel Libano HEZBOLLAH ed in Siria i CURDI. A tal proposito mi chiedo quale sia la necessità di continuare a mantenere il contingente militare italiano nel Sud del Libano, di continuo sorvolato da missili e granate provenienti dagli schieramenti iraniani ed Hezbollah. Non credo, comunque, che l'IRAN, nonostante la perdita per mano di TEL AVIV di uno dei principali capi dei Guardiani della Rivoluzione a DAMASCO, possa assumersi il rischio di dare corso ad azioni di guerra nel teatro delle operazioni. Già, qualche anno fa, l'eliminazione in territorio siriano del Capo dei servizi segreti iraniani non aveva prodotto altro che rumore. Colpisce nella fattispecie il comportamento delle ONG (organizzazioni non governative ) che operano nel territorio di Gaza in soccorso dei Palestinesi, allorché hanno assunto nette posizioni in favore di HAMAS, contribuendo così a complicare ulteriormente il quadro generale e ad ostacolare la prosecuzione delle operazioni israeliane. Non c’è alcun dubbio che la situazione della popolazione palestinese sia tragicamente grave. Tuttavia non si può non rilevare che le ingenti perdite umane che colpiscono i civili palestinesi giochino a favore dei terroristi di Hamas e vengono da costoro cinicamente sfruttate per ottenere aiuti esterni ed alimentare la loro sopravvivenza bellica. Chi vivrà vedrà!…
Bollettino Numero 8 del 7 Maggio 2024 Il Bollettino di questo mese offre alcuni spunti significativi per un commento concernente le situazioni delle due guerre maggiori in corso. Il primo evento riguarda, finalmente, l'approvazione bipartisan, da parte del Congresso di Washington, della liberazione di fondi ed aiuti militari a favore dell'Ucraina. Una richiesta di aiuti che, se approvata nei tempi previsti (almeno quattro mesi fa), avrebbe evitato la situazione critica che oggi sta vivendo l'esercito ucraino sul campo (carenza di munizioni, di contraerei e di artiglierie). I Russi, tolta la tara alle loro dichiarazioni propagandistiche, sembrano effettivamente progredire nel Donbass, a costo di molte perdite, e cominciano a pensare di poter liberare completamente gli Oblast di Donesk e di Lugansk. Non solo, sulla spinta di una situazione favorevole, i falchi del Cremlino, cominciano a sognare di poter mettere le mani anche su una metà molto agognata, ovvero la conquista del porto di Odessa. Speriamo che gli aiuti americani, anche se in ritardo, possano fornire agli Ucraini l'ossigeno necessario per reagire alla situazione di difficoltà attuali. L'Europa occidentale, di fatto, vive con apprensione la situazione ucraina e la maggioranza dei governi sembra ormai convinta che occorre arrestare con tutti i mezzi l'azione della Russia. L'eventuale caduta di Kiev provocherebbe una reazione a catena decorrente dal tentativo, mai nascosto da parte di Mosca, di riannettersi anche le Nazioni del Baltico. La Francia di MACRON ha già avvisato la RUSSIA sulla possibilità di intervenire con le proprie forze sul territorio ukraino a sostegno di Kiev, come anche la POLONIA ha già dichiarato di essere pronta ad entrare con le proprie forze nell'Ucraina occidentale, in caso di collasso di Kiev. Infine, anche la NATO ha iniziato ad organizzarsi nel territorio dei paesi membri dell'ex Cortina di Ferro (Paesi Baltici, Polonia, Slovacchia e Romania e Bulgaria), nell'ipotesi di un possibile scontro diretto con la RUSSIA, perché tali paesi, per garantire la loro indipendenza, non rimarranno a guardare di fronte ad una sconfitta dell'Ucraina e questo PUTIN lo sa !. In tale contesto, sono in avanzata fase di organizzazione una serie di raggruppamenti tattici multinazionali di pronto impiego sulla frontiera orientale dalla NATO e, nello specifico, l'ITALIA ha avuto il compito di sovraintendere all'organizzazione del complesso tattico che dovrà operare in BULGARIA (la FRANCIA in ROMANIA, ecc). Per quanto riguarda il possibile futuro atteggiamento post elettorale USA nei confronti del conflitto ucraino, oltre ai ripetuti moniti di BIDEN al Cremlino, la recente approvazione bipartisan degli aiuti a KIEV ci indica che anche TRUMP sta forse riconsiderando la sua posizione nei confronti di MOSCA. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi trenta giorni sembrano suffragare le ipotesi avanzate con la News dello scorso mese. In effetti, l'IRAN, con il lancio di oltre duecento missili a lunga gittata e droni contro il territorio di ISRAELE (attacco peraltro pubblicamente anticipato), ha voluto mostrare i suoi muscoli e salvare la faccia davanti al mondo arabo. Ma l'effetto di questo attacco, che ha avuto risultati decisamente miseri (+ del 90% dei velivoli intercettati in volo e buona parte del rimanente distrutto dalla contraerei di TEL AVIV), ha messo in evidenza l'esistenza di una alleanza militare di fatto, oltre agli USA, fra ISRAELE, REGNO UNITO, GIORDANIA ed ARABIA SAUDITA, le cui forze aeree hanno contribuito a distruggere, in volo, i missili ed i droni degli Huthi dallo Yemen e quelli partiti dal territorio iraniano. Per quanto attiene alla fase finale dell'azione di ISRAELE su RAFAH, nei confronti di HAMAS, sebbene complicata in prospettiva, non sembra né rimandata, né tramontata, nonostante i buoni uffici e le minacce USA. Ma gli amici di HAMAS e tutti quelli sensibili ai soldi elargiti a piene mani dagli emiri del QATAR, stanno suscitando contro NETANHYAU sempre nuovi nemici, interni ed esterni ed effettuando pressioni sui governi occidentali con l'organizzazione di numerose manifestazioni di sostegno ad HAMAS in Europa e negli USA. Per fortuna di TEL AVIV anche HAMAS, sembra mostrare una notevole rigidità perché, a sua volta, non gradisce la presenza israeliana sul suolo della striscia di GAZA, anche nel caso di un consistente cessate il fuoco. La sopravvivenza di HAMAS é legata alla sua possibilità di recuperare la sua influenza sulla sua gente e di tenere in ostaggio i Palestinesi dell'area, cosa che la presenza israeliana renderebbe molto poco probabile. HAMAS non cede sui pochi ostaggi che gli sono ormai rimasti, per motivi di sopravvivenza ed ISRAELE, a sua volta, non cede sulla sua presenza nella striscia nel dopo tregua, perché persegue, comunque ed in ogni caso, la fine di HAMAS. Gli USA ed in particolare i democratici americani, continuano nella loro azione di pressione su ISRAELE, ma poco possono sull'atteggiamento di netta chiusura di HAMAS. D'altronde esiste anche un importante aspetto giuridico che ISRAELE ha posto sul tappeto. Che valore possono avere eventuali accordi della Nazione ebraica con una organizzazione, che costituisce un'entità substatale e ufficialmente non rappresenta nessuno, mentre invece la ANP (Autorità Nazionale Palestinese) sarebbe la struttura legalmente deputata a parlare in nome dei Palestinesi ?... Di certo, le armi a disposizione di HAMAS si stanno inesorabilmente assottigliando, giorno dopo giorno e persino gli stessi ostaggi si stanno drasticamente riducendo di numero col passare del tempo, ormai ridotti ad alcune decine di prigionieri. Credo, a mio sommesso parere, che con il permanere al governo di Netanyahu e del suo partito, il LIKUD, per HAMAS non ci sia scampo, anzi sembrerebbe persino che ISRAELE, stanco dei tentativi di dilazione, abbia lanciato un ultimatum ad HAMAS su un accordo di cessate il fuoco. Ma, non disponendo della palla di vetro, preferisco fermarmi, per il momento, a questo punto.
Bollettino Numero 9 del 6 Giugno 2024 La situazione geopolitica questo mese ha avuto ampio rilievo nell'opinione pubblica mondiale. La decisione della Corte Internazionale dell'AIA di emettere un mandato di arresto internazionale e sottoporre a giudizio per genocidio, il premier ebraico NETANHYAU ed il generale GALLANT, Capo di SM dell'esercito israeliano. Oltre ai tre capi di HAMAS. Le decisioni dell'AIA hanno fatto grande scalpore, da un punto di vista etico e morale, ma non avranno, come nel caso di molte altre decisioni assunte in precedenza (vedi nei confronti dello stesso PUTIN per accuse abbastanza simili), un seguito pratico per una somma di motivi. Di fatto la Corte Internazionale non dispone di un organismo in grado di eseguire le sue decisioni e soprattutto perché, USA, RUSSIA, CINA ed altri Stati (fra cui lo stesso ISRAELE) non riconoscono le funzioni e le competenze esercitate dalla Corte. Insomma, é stata emessa una pesante accusa morale, della quale gli accusati, specie se vincitori, non risponderanno mai. In Ucraina, una prima tranche degli aiuti americani, approvati recentemente dal Congresso di Washington e giunti a KIEV, sembrano già aver fornito agli Ucraini l'ossigeno necessario per reagire alla situazione di difficoltà attuali, patite nel conflitto. Inoltre l'Italia (é una notizia confermata dell'ultima ora) consegnerà una seconda batteria contraerei SAMP/T per la difesa di KIEV. I Russi, constatate le difficoltà ucraine sul campo, hanno immediatamente rivisto i loro piani, inserendo nei loro obiettivi la città di KHARKHIV ed altre località a nord, con l'evidente intenzione di allargare il fronte e dare il colpo di grazia a KIEV. In effetti aprire nuovi fronti da parte di MOSCA costringe KIEV ad indebolire lo schieramento delle sue forze in altre regioni per tamponare le nuove situazioni ed, in definitiva, con questa mossa, la Russia cerca cercare di far collassare tutto il fronte ucraino. Non solo, le operazioni condotte lungo la frontiera a nord vengono organizzate direttamente dal territorio russo, con l'impossibilità, da parte degli Ucraini, di colpire le basi di partenza, a causa degli assurdi divieti occidentali sull'impiego delle armi ricevute. Vecchie precauzioni occidentali nei confronti di Mosca, che appaiono cariche di ipocrisia (l'invasore lancia i suoi mezzi dal suo territorio e l'invaso, che subisce i maggiori danni, é praticamente impedito di attaccare, con le armi di cui dispone, le sorgenti di fuoco che lo colpiscono e lo danneggiano e, per il colmo dell'assurdo, la Russia minaccia gli Occidentali di ritorsioni se l'invaso si azzarda a colpire il territorio russo). Un atteggiamento, quello Occidentale, che presenta aspetti veramente demenziali !!!! Per quelli che, conquistati dalla propaganda pacifista russa e da quella arabo palestinese, continuano a temere per una terza guerra mondiale o l'impiego del nucleare, mi sento di affermare che PUTIN é un “emerito cinico”, che gioca sulla paura istillata dalla propaganda russa in Occidente, ma sa benissimo che tirare troppo la corda potrebbe fargli perdere … “tutto il cucuzzaro”. E' evidente, che egli spera in una possibile tregua dopo le elezioni USA e che più terreno guadagna ora, più potrà ottenerne dopo in termini territoriali dai negoziati di pace. D'altronde, l'Occidente, rallentando l'aiuto, spesso avvelenato, a KIEV, proprio in un momento critico, ha fornito a Mosca su un piatto d'oro una succulenta opportunità operativa, indebolendo l'Ucraina. Per fortuna, molti paesi che aiutano KIEV (ed anche gli stessi USA) si sono accorti, anche se in ritardo, dell'assurdità di questo divieto ed hanno provveduto a toglierlo. Unica stonatura, in questo momento di resipiscenza generale, é rappresentato dall'atteggiamento del governo italiano, che attanagliato in una avvelenata campagna elettorale europea, davanti ad una opposizione pacifista, per comodo ed una sinistra che colpevolmente tace, si trova ora, preso fra pacifisti di destra e quelli di sinistra, continuando a sostenere una posizione, che é eufemistico definire assurda. E' come se Davide, di nuovo di fronte alla potenza di Goliath, si vedesse impedito di tirare con la sua fionda, fornita dagli Occidentali (nello specifico potrebbe essere stata l'Italia), per il fatto che le pietre lanciate, cadendo, potrebbero danneggiare il territorio filisteo !... Non c'é alcun dubbio che la guerra d'Ucraina debba essere arrestata, ma questo potrà essere ottenuto, non certo indebolendo l'Ucraina, ma proprio manifestando a Mosca la chiara intenzione che non le verranno più concesse ulteriori opportunità. Non saranno certo le “Rodomontate” di MACRON (patronato della difesa europea comune sotto l'ombrello nucleare francese; ipotesi di intervento terrestre in Ucraina ed altre ipotesi “creative”) a far cambiare idea a PUTIN. (A tale riguardo, ho scritto un articolo già pubblicato e presentato in questa News, dove esprimo senza mezzi termini il mio pensiero sulle effettive capacità francesi di operare a favore dell'Europa). Peraltro, va sottolineato che molti analisti e specialisti del settore (militari, economisti, ecc.) hanno affermato che, al momento attuale, la Russia, in una guerra ad alta intensità con l'Europa, avrebbe un vantaggio sulla stessa Europa di circa 3 anni di preparazione e che la NATO per essere pronta ad una risposta ad alta intensità nel tempo avrebbe bisogno da 3 a 5 anni di preparazione. Ebbene, se c'é un vero pericolo di guerra nucleare, questo può derivare proprio da questa differenza di preparazione, se PUTIN decidesse, incautamente, di procedere su questa strada. In definitiva, é proprio in questo squilibrio da colmare che va individuato il vero pericolo di una terza guerra mondiale e l'Occidente deve far di tutto nel prossimo futuro per colmare assolutamente questo gap !!! E' l'equilibrio delle forze e la deterrenza che, in effetti, costituiscono le basi di una vera pace. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi trenta giorni sembrano suffragare le ipotesi avanzate con la News dello scorso mese. In effetti, dopo la prevedibile ed annunciata sfuriata dell'IRAN, le operazioni delle forze armate di ISRAELE, continuano la loro azione su RAFAH e nella striscia di GAZA, per l'annientamento di HAMAS ed il completo isolamento della striscia di GAZA. Nel fronte Nord nel LIBANO si assiste ad una intensificazione delle azioni di HEZBOLLAH, che hanno primariamente l'obiettivo di disturbare l'operazione che ISRAELE conduce nel Sud. Nell'azione di accerchiamento ed isolamento della città di RAFAH dall'Egitto (lungo i 14 km di confine), ISRAELE ha scoperto l'esistenza di circa 30 tunnel che passavano sotto la frontiera e che hanno consentito le ultime azioni dimostrative missilistiche di HAMAS contro lo Stato ebraico (in poche parole, anche nella situazione critica attuale HAMAS é stato rifornito militarmente dai suoi alleati attraverso i tunnel ancora esistenti). Tutti parlano di tregua, ma chi la vuole veramente?... HAMAS, ormai in una crisi di disperazione, non vuole privarsi dell'arma di pressione che dispone ancora su ISRAELE (gli ostaggi; che per effetto dei combattimenti sembrerebbero rimasti in meno di 100 individui) ed una tregua per HAMAS dovrà essere lunga e prevedere l'abbandono di ISRAELE della Striscia, proprio per consentire la sua sopravvivenza. ISRAELE, da parte sua, anche se sotto pressione politica da diverse parti, non può accettare alcuna tregua senza la totale liberazione degli ostaggi e la distruzione politica di HAMAS. Queste sono effettivamente le condizioni imprescindibili di TEL AVIV per una tregua. Secondo ISRAELE, HAMAS non é più nella situazione di poter imporre condizioni a chicchessia e TEL AVIV ha solo bisogno di tempo per condurre a termine la sua azione. I negoziati sulla tregua al CAIRO costituiscono i diversi atti di una miserabile farsa o teatrino, che dir si voglia, nel quale gli ISRAELIANI chiedono ad HAMAS, allo scopo di guadagnare tempo e concludere la loro azione, quello che non può dare per non perire; da parte sua HAMAS, che cerca disperatamente di mantenere una capacità contrattuale per salvaguardare la propria sopravvivenza, non può che tirare avanti, sperando che la situazione politica mondiale apra nuovi spiragli di salvezza. Anche gli USA, e l'EGITTO, che conoscono bene i problemi locali, sono costretti ad accompagnare il teatrino dei tentativi di tregua, nella speranza che la fastidiosa pratica “banana” (HAMAS) cominci veramente e rapidamente a “marcire”. Ma delle eventuali assicurazioni, ISRAELE ci si può fidare?... Tra l'altro, va ribadito che il negoziato si trova di fronte ad effettive difficoltà giuridiche, in quanto HAMAS non é un soggetto di diritto internazionale e gli sparuti riconoscimenti di uno stato palestinese all'ONU (piuttosto intenzioni di riconoscimento nel contesto della logica dei due Stati e due popoli) riguardano il solo soggetto politico riconosciuto, che é quello dell'ANP (Autorità Nazionale Palestinese) di ABU MAAZEN. Come già affermato in precedenza, quest'ultimo si augura caldamente l'eliminazione di HAMAS da GAZA, proprio per poter finalmente riassumere il controllo della striscia ed ottenere un posto all'ONU (cosa che TEL AVIV, teoricamente, non é in condizioni di impedire).
Bollettino Numero 10 del 7 luglio 2024 La situazione geopolitica di questo mese presenta, per quanto riguarda il teatro di guerra ukraino, alcuni spunti interessanti, tutti riferiti agli aspetti politici del conflitto. In effetti, sul campo, gli aiuti americani ed europei a KIEV hanno fornito la capacità di riequilibrare la situazione operativa, consentendo agli Ucraini di sventare la manovra di MOSCA per la conquista di KHARKIV (KHARKOV) e di resistere alla continua pressione dell’esercito russo negli altri settori, specie in quello di DONESK e di LUGANSK, dove MOSCA cerca di completare la conquista degli Oblast (Province) del Donez, secessioniste, prima di un eventuale cessate il fuoco e dell’apertura di negoziati. Sotto l’aspetto tattico, esiste ormai sul campo un relativo equilibrio e proprio in questi giorni gli USA hanno annunciato di aver colmato il gap con MOSCA per quanto riguarda i missili ipersonici. In effetti, sono state condotte con successo negli USA le prove di validazione del missile ipersonico americano, che dovrebbe entrare in linea nel corso del prossimo anno. Ma, come dicevo in premessa, l’aspetto politico del conflitto ha evidenziato alcuni elementi di un certo rilievo: il primo riguarda gli USA, dove una decisione bipartisan del Congresso americano ha consentito di inviare a KIEV, in extremis, gli aiuti ormai indispensabili. Questo significa che, sia BIDEN, sia TRUMP hanno effettuato sotto l’urgenza delle esigenze elettorali, una, credo temporanea, correzione di rotta. Il vero problema negli USA è la sembra ormai probabile elezione di TRUMP, che pone numerosi interrogativi sulla politica estera del nuovo presidente nel continente europeo; non è un mistero che per TRUMP la CINA rappresenta il vero pericolo per gli USA e questa nazione avrà la priorità nei suoi pensieri. Gli altri elementi riguardano l’attività di PUTIN che, in questo ultimo periodo, ha incontrato, a PYONG YANG, il presidente nord coreano KIM e partecipato al summit di ASTANA in KAZAKHISTAN. Dal vertice di ASTANA, PUTIN ha parlato dell’ipotesi di un cessate il fuoco sulla base delle posizioni acquisite dai Russi e di negoziati di pace, che, come ho evocato in diversi miei precedenti notiziari, potranno cominciare solo dopo le prossime elezioni americane. Il presidente russo, senza mezzi termini, si augura la vittoria di TRUMP, con il quale egli spera di trovare un compromesso favorevole (e la cosa non è da sottovalutare). La visita PUTIN nella COREA DEL NORD evoca, per quanto è trapelato, un quadro generale inquietante e denso di incognite. La RUSSIA ha perfezionato con i Nord coreani accordi di supporto logistico, in cambio di energia e aiuto russo nel campo nucleare, e costituisce un supporto importante per MOSCA nella ormai trasformata economia nazionale in economia di guerra. In definitiva, la RUSSIA è ormai pronta per una guerra di lunga durata e questo suo evidente vantaggio rispetto all’Occidente potrebbe spingere MOSCA, oltre a fare ulteriori ricatti, ad effettuare passi pericolosi verso una guerra aperta contro l’Occidente, che sta ancora discutendo sulle modalità su come riarmarsi (il quadro europeo è sconfortante e la recente vicenda del carro armato italiano, dove l’ITALIA è stata praticamente rifiutata dal consorzio franco tedesco, la dice lunga sulla situazione reale. Per il momento, per superare l’impasse, l’ITALIA sembra aver trovato una buona soluzione di ricambio con una Joint Venture LEONARDO-RHEINMETALL per la costruzione del carro da battaglia futuro italiano MGCT). Ma la questione più inquietante, uscita dalla visita di PUTIN in COREA è il fatto che il presidente nord coreano ha offerto l’impiego di volontari nord coreani sul fronte ukraino. Questa ipotesi, se resa concreta, potrebbe spingere la POLONIA ad entrare direttamente nel conflitto a fianco di KIEV, con l’invio di forze volontarie strutturate. Iniziativa che verrebbe seguita da SLOVACCHIA e PAESI BALTICI e che porterebbe, inevitabilmente, a un allargamento del conflitto. Credo a mio sommesso parere, che i volontari coreani possano essere un ulteriore mezzo di pressione di PUTIN verso l’Occidente, anche se le perdite umane, accumulate dalla RUSSIA negli ultimi mesi, sono notevoli e MOSCA comincia a soffrire problemi di rifornimento di personale. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi trenta giorni sembrano suffragare le ipotesi avanzate con la News dello scorso mese. In effetti, ISRAELE, continua la sua azione su RAFAH e su sacche di resistenza nella striscia nelle zone di GAZA e KHAN YUNIS, per la eliminazione delle capacità operative di HAMAS. Come dicevo lo scorso mese, HAMAS, ormai operativamente allo stremo, non vuole un cessate il fuoco se ISRAELE rimane in zona e soprattutto non vuole parlare di restituzione di ostaggi, di cui sconosce l’entità di quelli ancora in vita. (vedasi l’arresto del direttore palestinese dell’Ospedale di GAZA, che ha scientemente ospitato, nascondendoli, alcuni ostaggi israeliani, nel corso delle operazioni israeliane). L’unica cosa che HAMAS desidera, con tutte le sue forze, è un allargamento del conflitto, ma come ho avuto modo di scrivere più volte nei miei notiziari, HEZBOLLAH libanesi ed IRAN desiderano comunque, inquietare e portare danni ad ISRAELE, dimostrando il loro appoggio indiretto alla causa palestinese, ma non desiderano un coinvolgimento diretto nel conflitto, tanto più che l’interposizione del contingente Italo-francese dell’ONU, nel sud del LIBANO, fornisce agli HEZBOLLAH una certa cornice di sicurezza da un attacco diretto di TEL AVIV. Credo che, per quanto riguarda il conflitto mediorientale, ci troviamo ormai nella fase finale della lotta, anche perché, a dare ascolto alle dichiarazioni dell’esercito ebraico, sono stati già conseguiti la maggior parte degli obiettivi di TEL AVIV nei confronti di HAMAS. In tale contesto, prosegue una frenetica azione di ricerca e cattura del capo militare di HAMAS, che si trova ormai braccato in una delle poche sacche di resistenza ancora operative di HAMAS. Il vero problema della Striscia di GAZA sarà quello della sua amministrazione e del suo controllo, al termine delle operazioni. Deve essere evitato a tutti i costi (sia ISRAELE che l’EGITTO) che HAMAS possa riassumere il controllo della striscia nel futuro. Infine, concludo queste righe con una ipotesi, che però non mi sento ancora di escludere a priori. Credo in effetti che ISRAELE, una volta considerate concluse le operazioni nel sud, possa lanciare, a completa garanzia della sua sicurezza, un’azione punitiva nei confronti di HEZBOLLAH nel Libano sud, per infliggergli danni sensibili e per ridurre notevolmente le sue capacità operative. D’altronde, le forze necessarie alla predetta operazione sono state già ammassate da tempo e si trovano a piè d’opera nel nord del paese!...
Bollettino Numero 11 del 4 Settembre 2024 La situazione geopolitica di questi ultimi due mesi presenta, per quanto riguarda il teatro di guerra ukraino, diversi spunti interessanti, riferiti, sia agli aspetti politici del conflitto, sia a quelli specificamente militari, sul campo di battaglia. In effetti, sul campo, gli aiuti americani ed europei a KIEV hanno fornito la capacità di riequilibrare la situazione operativa, consentendo agli Ucraini di sventare la manovra di MOSCA per la conquista di KHARKIV (KHARKOV) e di resistere alla continua pressione dell’esercito russo negli altri settori, specie in quello di DONESK e di LUGANSK, dove MOSCA cerca di completare la preventivata conquista degli Oblast (Province) del Donez, secessionisti, prima di un eventuale cessate il fuoco e dell’apertura di negoziati. Molti paesi occidentali hanno continuato a concedere i loro aiuti a KIEV, sempre con la clausola di non colpire in profondità il territorio russo, con dichiarazioni ufficiali, improvvide quanto inopportune (ad es. la FRANCIA, l'ITALIA, ecc.), che sono state poi ampiamente smentite dai fatti (altri fornitori europei non si sono minimamente peritati di fare questi sottili distinguo). In effetti, il 6 agosto scorso, l'esercito ukraino ha scatenato, nella massima segretezza e con la benedizione di Washington, una improvvisa offensiva in territorio russo, in particolare negli Oblast di KURSK e di BELGOROD, dove hanno trovato i Russi completamente impreparati. Nel giro di una settimana le forze armate ucraine (non si sa quante !) sono avanzate praticamente indisturbate in territorio russo, eliminando le forze locali di difesa e debellando le poche forze di riserva russe ivi disponibili. L'operazione sul campo ha del clamoroso, in quanto risulterebbe che gli Ucraini abbiano conquistato, nel giro di una settimana, un'area ampia circa 1000 Km2, distruggendo importanti infrastrutture militari (depositi, magazzini) ed infliggendo gravi danni alle infrastrutture di comunicazione terrestre (ponti, in particolare il ponte di KURSK, ferrovie, ecc.), anche allo scopo di rendere decisamente più complicate le operazioni di rinforzo delle forze russe. Ben poco si conosce sui veri obiettivi dell'operazione, che molti hanno individuato nella centrale nucleare dell'Oblast di KURSK. Ma, da un punto di vista politico, l'obiettivo dell'operazione, peraltro adombrato anche dalle dichiarazioni dello stesso PUTIN, appare evidente. Tutti sono ormai convinti (forse anche gli stessi Russi) che le prossime elezioni presidenziali americane saranno decisive per un cessate il fuoco sulle posizioni attuali e sull'apertura di negoziati di pace. E' chiaro ed evidente che l'operazione ucraina, al di là di un innegabile successo tattico (i Russi, senza riserve, sono stati costretti a rallentare le operazioni nel Donez ed a spostare non molte forze verso i fronti attaccati), ha lo scopo di portare merce di scambio sul tavolo dei negoziati. Ma ben poco si conosce sulla composizione del contingente ukraino, che sembra utilizzare numerosi volontari esteri e materiale USA di recente produzione, ma l'atteggiamento di PUTIN oltre al suo ormai trito ritornello di minacce atomiche e le sue reazioni contro i giornalisti occidentali (rei di dire come stanno le cose sul terreno, contraddicendo le generiche versioni propagandistiche russe) la dicono lunga sulla sorpresa subita e sulla situazione critica che stanno subendo. Inoltre, con il provvedimento di evacuare quasi centomila cittadini russi dall'area invasa, per poter utilizzare con maggiore libertà le armi termo bariche, i Russi hanno sperato invano, almeno per il momento, di fermare l'azione ucraina. In carenza di informazioni più dettagliate, specie sulle forze ucraine impiegate, appare molto difficile costruire ipotesi operative credibili e solo le prossime settimane consentiranno di formulare prospettive più o meno in linea con le ipotesi enunciate in premessa. Una cosa è certa: la pletora dei politici nostrani, che fino a qui si era “sgolata“, per ragioni di becera propaganda interna, nel porre limiti all'azione di KIEV, appare completamente spiazzata e tenterà con le solite operazioni contorsionistiche di cercare un ri-allineamento sulle posizioni americane. Anche per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutesi negli ultimi sessanta giorni sembrano confermare le ipotesi formulate nelle News dei mesi precedenti. In effetti, ISRAELE, continua la sua azione su RAFAH e sulle sacche di resistenza nella striscia, nelle zone di GAZA City e di KHAN YUNIS, per la eliminazione delle residue capacità operative di HAMAS, iniziando ad operare anche contro le cellule di HAMAS presenti in CISGIORDANIA. Come dicevo nella scorsa News, HAMAS, ormai operativamente allo stremo e lo stesso ISRAELE non vogliono, per ragioni diverse e divergenti, un cessate il fuoco. Quello che HAMAS desidera, con tutte le sue forze, è un allargamento del conflitto, come antidoto al suo annientamento, ma, come ho già avuto modo di scrivere più volte nei miei notiziari, gli HEZBOLLAH libanesi e l'IRAN pur volendo comunque, inquietare e portare danni ad ISRAELE e mostrare, nel contempo, il loro fermo appoggio alla causa palestinese, sono riluttanti nei riguardi di un loro coinvolgimento diretto nel conflitto, tanto più che l’interposizione del contingente Italo-francese dell’ONU, nel sud del LIBANO, fornisce agli HEZBOLLAH una certa cornice di sicurezza da un attacco diretto di TEL AVIV. A tale riguardo, va sottolineata la poco confortante posizione delle nostre forze nel contesto della forza UNIFIL, nel sud del LIBANO. Il contingente ONU, che opera, in effetti, come forza di interposizione fra i due contendenti nel sud del paese, non ha fatto quasi mai rispettare le disposizioni della Risoluzione ONU, n. 1710 (complice la FRANCIA), che prevedeva l'assenza di truppe combattenti avverse nella Fascia blu UNIFIL, anche con l'uso delle armi, se necessario. Di fatto, mentre ISRAELE risulta completamente assente dall'area, gli HEZBOLLAH si sono, invece, progressivamente infiltrati ed insediati con le loro armi in tale area, per poter meglio lanciare razzi contro il Nord dell'ISRAELE. La loro forza militare nell'area è tale che il contingente UNIFIL avrebbe seri problemi, solo se volesse tardivamente far rispettare con la forza il dettato dell'ONU. Inoltre, per effetto della situazione venutasi a creare nel corso degli anni, se ISRAELE dovesse attaccare a NORD sarebbe preliminarmente costretto a bombardare le postazioni HEZBOLLAH nella zona blù, prima di qualsiasi azione in profondità. Nel frattempo, però ISRAELE continua nella sua determinata azione di eliminazione dei dirigenti di HAMAS (in primo luogo quelli che hanno concepito, pianificato e condotto il massacro del 7 ottobre 2023). Fra queste azioni va ricordate quelle del: 13 luglio 2024 riguardante l'eliminazione a Khan Yunis di Mohammed Deif al Mizri (l'egiziano), il capo militare e Capo di SM, nonché n. 2 di HAMAS, assieme a Rafa Salama, 1° responsabile esecutivo della strage del 7 ottobre 2023; 1° agosto 2024 riguardante l'eliminazione a Teheran di Ismail Haniyeh, capo dell'Ufficio politico e n. 1 di HAMAS, avvenuta nella Guest House gestita dai Pasdaran. Un personaggio importante che, da sempre, aveva affermato che “non riconosceremo mai lo Stato d'ISRAELE”; Di fatto, nel notiziario del mese di luglio, avevo chiaramente espresso la mia convinzione che la fine di Haniyeh era ormai inevitabilmente vicina; inizio agosto 2024 riguardante l’eliminazione di Ismail al Ghoul, miliziano della Nukhba di HAMAS, parte attiva nella strage del 7 ottobre 2023. 31 luglio 2024 in cui le forze di ISRAELE hanno eliminato a BEIRUT il Capo militare di HEZBOLLAH, Fuad Shukr, un personaggio chiave nell'organizzazione delle forze filo iraniane nel LIBANO. Specie nel caso dell'eliminazione di Haniyeh a Teheran, lo svolgimento dell'attentato (avvenuto con una bomba ad alto potenziale, posta diversi giorni prima dell'evento nella foresteria gestita dai Pasdaran), ha messo in evidenza diverse crepe nell'organizzazione delle forze di sicurezza iraniane, che, certamente, hanno permesso l'installazione della bomba nella stanza di Haniyeh. Ne è la prova che qualche giorno dopo l'attentato, l’,IRAN, pur continuando a proclamare che si era trattato di un missile israeliano, ha rimosso alcuni responsabili delle forze di sicurezza dei Pasdaran. Tutti questi fatti, nel loro complesso, provano, a mio modesto avviso, due cose: ISRAELE procede a prescindere e con decisione, come annunciato, alla eliminazione di tutti i responsabili della strage del 7 ottobre 2023; HEZBOLLAH ed il loro padrino l'IRAN non sembrano, per il momento, assumersi la responsabilità dell'allargamento del conflitto, a parte le solite sfuriate verbali, con contorno di più o meno nutriti lanci di missili sull'alta GALILEA. Non escludo anche, che una mancata o ridotta reazione dell'IRAN possa legarsi alla possibilità di una non azione di ISRAELE a Nord. Sono convinto comunque che ci troviamo nella fase finale della lotta, prova ne sia che ISRAELE ha nuovamente e prontamente aderito (almeno formalmente) ai nuovi negoziati per una tregua a GAZA, sulla base di una proposta americana, ma non mi sento di escludere che l’atteggiamento di HAMAS, in una posizione di grave debolezza politica e militare, possa nuovamente sabotare i negoziati con le sue inaccettabili richieste per la sistemazione definitiva della Striscia di GAZA: ISRAELE non può certo accettare che HAMAS riacquisisca il confine con l’EGITTO (Linea Filadelfia) per riarmarsi nuovamente. Forse l’istituzione di una forza internazionale di controllo dei 14 Km di frontiera potrebbe essere una via d’uscita dall’impasse. Altresì, non mi sento di escludere a priori un intervento congiunto fra IRAN ed HEZBOLLAH contro ISRAELE, sempre nel quadro del presunto diritto alla risposta ed alla vendetta di TEHERAN, dopo la morte di HANIYEH, a cui seguirebbe inevitabilmente una forte risposta di ISRAELE nel Sud del LIBANO, azione possibile quando ormai si possono considerare quasi concluse le operazioni nella striscia di GAZA. Credo che la recente eliminazione degli 6 ostaggi israeliani a GAZA rientri nello spirito di HAMAS che farà di tutto per non arrivare ad una tregua senza capacità di sopravvivenza. Comunque la sistemazione di GAZA non appare ancora dietro l'angolo, perché presuppone l'eliminazione della nefasta influenza di HAMAS sulla popolazione palestinese e l'insediamento di una amministrazione in grado di gestire la ricostruzione ed una problematica, ma possibile, pacificazione.
Bollettino Numero 12 del 10 Ottobre 2024 La situazione geopolitica di questo ultimo mese ha avuto una impressionante accelerazione nel teatro mediorientale, mentre in quello russo ucraino conferma le tendenze già evidenziatesi. Per quanto riguarda il teatro di guerra ucraino, l'invasione ucraina nei distretti russi di KURSK e di BELGOROD, pur avendo colto numerosi successi sul campo, non sembra aver ottenuto gli effetti tattici e strategici sperati. I Russi, fedeli alla loro storica e tradizionale cessione di terreno nei fronti in difficoltà, hanno spostato poche forze nei settori attaccati, proseguendo con puntiglio l'azione nel distretto ucraino di DONESK. In effetti, le apparenti poche forze ucraine impiegate nel nuovo fronte (altre fonti informative invece riferiscono la presenza di forze più consistenti) sembrano aver esaurito, nella loro profonda avanzata, le capacità operative per una prosecuzione in profondità. Per contro, l'aver in qualche modo diminuito da parte di KIEV l'entità delle riserve strategiche sul fronte di DONESK sembra aver favorito i Russi nella loro azione di conseguimento delle frontiere dell'Oblast di DONESK e di interrompere mediante distruzione di un tratto tagliare le comunicazioni ferroviarie ucraine SO-NE. Davanti a questa evidente crisi ucraina, molti paesi occidentali hanno tolto il veto sui limiti di impiego sul suolo russo di specifici sistemi d’arma (missili). Per KIEV, al momento, si tratta di resistere in attesa dell'arrivo delle piogge che, di fatto, interdiranno la condotta di operazioni di una certa ampiezza, ma anche degli sviluppi a seguito delle elezioni presidenziali americane che potrebbero dare il via a negoziati di pace. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutisi negli ultimi trenta giorni hanno impresso una notevole accelerazione alle attività nell'area. In effetti, mentre nella zona sud della striscia di GAZA, le operazioni israeliane sembrano avere pressoché raggiunto l'obiettivo principale che era quello di annientare il dispositivo difensivo dei terroristi di HAMAS. Secondo TELAVIV, le capacità operative di HAMAS sono state ridotte del 60%. Mentre nello scacchiera Nord, in GALILEA, a BEIRUT, si è registrata l'eliminazione del Capo di HEZBOLLAH, Hassan NASRALLAH, che ha scatenato la reazione del movimento filo iraniano operante nel LIBANO. Per quanto invece riguarda la condotta delle truppe di interposizione ONU, l'azione di HEZBOLLAH ha messo chiaramente in evidenza l’inconsistenza della presenza in loco del contingente UNIFIL nell'area blu di competenza, ove HEZBOLLAH non ha trovato difficoltà ad operare con la massima tranquillità nell'area sotto controllo ONU, occupando indisturbata quel territorio con seminando rampe di missili e razzi ed arrivando persino a costruire, al confine fra il LIBANO ed ISRAELE, un altro tunnel, oltre quelli allestiti tranquillamente in passato, uno dei quali ha raggiunto la spropositata lunghezza di oltre 3 km. A mio modesto avviso, per l’area in questione rimangono valide le ipotesi generali da me formulate nei Bollettini precedenti. In effetti, ISRAELE continua la sua azione nella striscia, su RAFAH e sulle sacche di resistenza, e nelle zone di GAZA City e di KHAN YUNIS, per l’eliminazione delle residue capacità operative di HAMAS, snidando anche le cellule di HAMAS rifugiatesi in CISGIORDANIA. A questo punto, per una serie di circostanze favorevoli, si é verificato quello che HAMAS ha sempre desiderato, ovvero un allargamento del conflitto a nord come antidoto al tentativo dichiarato da Israele di azzerare a capacità operativa di HAMAS. In effetti, fino ad oggi, come ho già avuto modo di scrivere più volte nei miei notiziari, gli HEZBOLLAH libanesi ed i loro “padrini” iraniani, da una parte assicurano pubblicamente la loro ferma intenzione di appoggiare alla causa palestinese e di infliggere quanto più possibile danni ad ISRAELE, in realtà sono stati sempre riluttanti ad impegnarsi direttamente nel conflitto, anche per continuare a godere, nel sud del LIBANO, del cuscinetto di interposizione fornito dal contingente ONU Italo-francese, che comunque in tutti questi ani ha fornito agli HEZBOLLAH una certa cornice di sicurezza da un attacco diretto via terrestre da parte di TEL AVIV. Al momento attuale, la posizione UNIFIL del contingente italiano schierato a sud del Libano, sembra decisamente sconfortante, se non addirittura pericolosa per l’incolumità del personale, circa 1500 uomini. I militari italiani, da padroni dell'area che erano, a causa della scellerata politica “pro bono pacis” del doppio binario, schierati all'interno di limitatissime aree più che altro organizzate a difesa, con grande scorno dell’attore principale che sono le Nazioni Unite, hanno perso le loro reali capacità operative. Di fatto, l'assassinio del numero uno di HEZBOLLAH, Hassan NASRALLAH, unico Libanese ammesso a far parte del Consiglio di Sicurezza Iraniano presieduto direttamente da Kamenei, ha indubbiamente fatto salire la tensione all'interno del fronte filo iraniano che non ha potuto fare altro che effettuare alcuni raid a sorpresa in territorio ebreo a cura di reparti speciali risultati poco efficaci ed accennare ad una vendetta misurata (forse anche concordata) consistita in un lancio di missili e razzi sul territorio Israeliano verso aree pressoché disabitate ed in parte destinati a distruggere alcune infrastrutture militari della GALILEA. Azione che non ha sortito effetti in quanto razzi e missili sono stati distrutti in volo dagli efficaci dispositivi anti missile israeliani. Ara azione similare da parte iraniana è consistita in un secondo attacco missilistico (300 missili circa) contro TEL AVIV motivato come reazione contro l'eliminazione fisica di Ismail HANIYEH, numero uno di HAMAS. I risultati dell'azione iraniana, decisamente modesti e quelli di HEZBOLLAH forse più efficaci, hanno fornito ad ISRAELE l'occasione che aspettava da tempo, di cercare di colpire anche HEZBOLLAH nel momento pi favorevole, in cui il fronte sud a GAZA sembra preda degli ultimi sussulti. Ecco dunque che TEL AVIV ha iniziato a condurre una serie impressionante di attacchi mirati che, oltre ad aver distrutto o danneggiato una gran parte del supporto logistico-militare del movimento, all'interno del LIBANO ed in SIRIA, ha anche eliminato il possibile successore di NASRALLAH ed il capo dell'Intelligence. Non solo TELAVIV ha preannunciato degli interventi terrestri mirati nel sud del LIBANO, alcuni in corso di effettuazione, allo scopo di allontanare la minaccia dalla GALILEA ed anche, a mio avviso, per provocare la fuga delle popolazione filo Hezbollah dalla fascia di confine con ISRAELE. Non solo, anche il governo ebraico ha preannunciato l'effettuazione di un raid contro l'IRAN, come risposta al secondo attacco missilistico di TEHERAN. In definitiva, la situazione appare decisamente surriscaldata, ma, in ogni caso, resto ancora dell'opinione che tutto questo non possa portare ad un coinvolgimento diretto dei Persiani nel conflitto. Il regime degli Ayatollah di TEHERAN, pur mostrando i muscoli, si é scoperto politicamente debole nel fronte interno del paese e teme fortemente una sconfitta sul terreno, otre ai danni di un molto probabile raid in territorio israeliano che possa determinare la reazione del popolo iraniano, ormai stanco della dittatura religiosa e la conseguente caduta del regime. In conclusione, per il momento, rimango ancora dell'opinione che: ●ISRAELE, come annunciato, proseguirà con decisione alla eliminazione di tutti i responsabili della strage del 7 ottobre 2023 ed alla neutralizzazione delle capacità operative residue di HAMAS; ●HEZBOLLAH, unitamente ai “padrini” iraniani, con la loro condotta operativa reticente e titubante nell'assumersi la responsabilità dell'allargamento del conflitto, continueranno di fatto a favorire la reazione di ISRAELE a NORD, ormai quasi liberato da impegni operativi importanti nella Striscia di GAZA. HEZBOLLAH, nello specifico, sottoposto ad una pressione militare costante dell'aeronautica ebraica, comincia a pagare una onerosa nota spese, prodotto dei suoi gravi errori di strategia.
Bollettino Numero 13 dell’8 Novembre 2024 La situazione geopolitica di questo ultimo mese ha avuto una impressionante accelerazione nel teatro mediorientale, mentre, in quello russo ukraino, conferma le tendenze già evidenziatesi. Per questo notiziario ho volutamente atteso il risultato delle elezioni presidenziali americane, che, secondo quanto avevo immaginato da oltre un anno, sono state stravinte proprio da Donald TRUMP, nonostante gli auspici contrari della maggioranza dei media italiani. Queste elezioni credo e spero che segnino la fine del predominio nel mondo occidentale del dominio culturale e dei diktat delle minoranze, cosiddette “illuminate” occidentali delle città e si torni finalmente alla vera democrazia, ovvero al predominio delle maggioranze (quelle definite “silenziose”, ma che, per fortuna, votano), che fino ad oggi hanno subito e subiscono la prepotenza culturale di una colleganza di piccoli gruppi di detentori del pensiero unico, supportato dal dominio dei media !!! Per quanto riguarda il teatro di guerra ucraino, mi sento obbligato ad apportare alcune precisazioni a quanto avevo scritto il mese scorso: “l'invasione ucraina nei distretti russi di KURSK e di BELGOROD, pur avendo colto numerosi successi sul campo, non sembra aver ottenuto gli effetti tattici e strategici sperati. … In effetti, le apparenti poche forze ucraine impiegate nel nuovo fronte … sembrano aver esaurito ”. Innanzitutto, le forze impiegate da KIEV nell'invasione di KURSK – BELGOROD, come potrete vedere dai documenti che vi allego, non erano poche, ma abbastanza consistenti e pari ad almeno 5 brigate combattenti, più i Supporti. In definitiva, una azione, a mio modesto parere, avventata, che non ha portato alcun vantaggio effettivo sul campo e forse anche sul piano politico e che, indebolendo la riserva centrale ucraina, ha indirettamente favorito l'azione di MOSCA nel DONBASS, ed ha praticamente permesso ai Russi di acquisire le frontiere degli Oblast di DONESK e LUGANSK. In realtà, la RUSSIA nell'azione ucraina di KURSK, ha vieppiù evidenziato gravi problemi di rifornimento di personale. La tattica di usura, adottata da qualche mese nel DONBASS, ha ottenuto successi sul campo, ma al prezzo di altissime perdite sul terreno, che MOSCA stessa comincia ad avere difficoltà a ripianare. La prova ci é stata appena fornita. PUTIN ha chiamato ad aiutarlo, nella riconquista degli oblast russi di KURSK e BELGOROD, i soldati dell'esercito nord coreano (volontari), complicando ancora di più la già complicata situazione politica che questa guerra sottende. Una riconquista che PUTIN spera di completare prima dell'insediamento ufficiale di TRUMP alla CASA BIANCA e prima dell'inizio di possibili negoziati. Come ho detto sopra, l'azione ucraina in territorio russo non é stata una felice iniziativa, in quanto ha impegnato e fissato sul terreno nuove preziose forze, diminuendo le capacità di resistenza globali. A mio avviso, occorreva una azione rapida e fulminea, per acquisire qualcosa di politicamente rilevante e questo poteva essere ottenuto con le stesse forze impiegate, con l'eliminazione dell'enclave russa della TRANSNISTRIA (Pridnestrovie) in MOLDAVIA, che costituisce una minaccia alle spalle di ODESSA ed un interferenza nello stato della MOLDOVIA. Per KIEV, ora si tratta, con l'arrivo delle piogge che, di fatto, impediranno la condotta di operazioni di una certa ampiezza, di resistere sul posto, fino all'apertura degli auspicabili negoziati. Il problema ukraino, a questo punto, non é tanto quello di autorizzare l'aumento della portata dei missili o nuovi armamenti, che continuano comunque ad arrivare, ma la crescente carenza di materiale umano, per ripianare le ingenti perdite di personale, (anche se molto meno importanti, se paragonate a quelle russe), che il paese non sembra più in grado di affrontare. Invece, per quanto attiene al Medio Oriente, gli avvenimenti succedutisi negli ultimi trenta giorni hanno continuato ad evidenziare una forte accelerazione delle attività di ISRAELE nel fronte nord. In effetti, TEL AVIV, dopo aver decapitato la dirigenza e le strutture operative di HEZBOLLAH, ha continuato nella sua azione di eliminazione delle milizie sciite dall'area fra il fiume Litani e la frontiera con ISRAELE, che l'UNIFIL avrebbe dovuto mantenere libera e neutrale fra i due combattenti. Questa azione evidenzia, impietosamente, l'ampiezza del fallimento dell'azione dell'ONU nel LIBANO, che, alla fine ed in spregio di una sua stessa risoluzione, é stata tutt'altro che neutrale, favorendo apertamente un contendente. Allo stesso tempo, ISRAELE cerca indirettamente di far fuggire dalla stessa area gran parte delle popolazioni filo sciite, che hanno rappresentato fino ad oggi l'humus delle milizie sciite e di indebolire sensibilmente il potere politico di HEZBOLLAH nel Libano, in modo da dare forza e spazio politico alle altre componenti del paese. Inoltre, nel corso del mese trascorso, lo Stato Ebraico ha effettuato la risposta alle due aggressioni subite da parte dell'IRAN, attaccando e distruggendo, secondo gli auspici del mondo occidentale e degli USA in particolare, esclusivamente obiettivi militari. L'IRAN, come avevo correttamente valutato nel corso dei precedenti eventi, non sembra predisposto ad un coinvolgimento diretto nella guerra, ma pare, piuttosto, che stia organizzando un nuovo attacco contro TEL AVIV, di tipo indiretto, a partire dai territori che circondano ISRAELE (LIBANO e SIRIA). C'é da sperare che si tratti delle solite minacce roboanti, ma, se fosse vero, la questione potrebbe portare ad ulteriori complicazioni, perché la risposta di ISRAELE, stavolta, sarebbe inevitabilmente diretta con il potenziale nucleare ed economico (pozzi di petrolio, raffinerie) iraniano, con imprevedibili ripercussioni a livello regionale ed anche sulla nostra economia. A sud nella striscia di GAZA, come già evidenziato, continuano le operazioni israeliane allo scopo dell'annientamento militare di HAMAS. La recente eliminazione del 17 ottobre 2024 del capo di HAMAS (Yahya SINWAR), responsabile della pianificazione ed esecuzione dell'attacco del 7 ottobre e capo dell'ala radicale del movimento, rappresenta la morte di uno dei più feroci nemici dello Stato Ebraico. L'evento ha fatto sperare nel mondo l'apertura di possibili spiragli per un cessate il fuoco e tregue nella striscia di GAZA e la definitiva soluzione del problema degli ostaggi israeliani. Ma, purtroppo, il mondo, come sempre, é pieno di gente persa nell'empireo dei sogni, che preferisce attribuire alla realtà le sue irrealistiche speranze, piuttosto che guardarla in faccia. HAMAS, che oggi si trova di fronte al problema della sua sopravvivenza, pensate veramente che si priverebbe con facilità dell'unico mezzo di pressione politica di cui dispone (gli ostaggi), posto che i suoi alleati hanno già ampiamente dimostrato di non poter fare molto di più in suo aiuto ? Che prospettive di sopravvivenza può obiettivamente sperare se ISRAELE non abbandona la Striscia di GAZA e non gli consente di riorganizzarsi ?... HAMAS, teoricamente, per salvarsi dovrebbe riconoscere politicamente ISRAELE, ma, a questo punto, non sarebbe più HAMAS. ISRAELE, sulla soluzione “Due Territori e Due Stati”, di cui tanto “ipocritamente” si strombazza sulla stampa da noi, fa orecchie da mercante e non sembra disposto ad ascoltare chicchessia sull'argomento e comunque se non dopo un riconoscimento politico da parte di quegli Arabi che ne vogliono l'eliminazione. Nel frattempo, lo Stato Ebraico, i cui rappresentanti nazionalisti e religiosi sono nel governo di NETHANYAU, continua ad ampliare i suoi territori in CISGIORDANIA, mentre sta facendo “tabula rasa” di GAZA, rendendo impraticabili e comunque allontanando considerevolmente nel tempo le prospettive di una soluzione politica del problema. A completamento di quanto appena detto, aggiungo, come effetto immediato della elezione del Presidente TRUMP, che il primo ministro Benjamin NETHANYAU, ha destituito il ministro della Difesa, generale Yoav GALLANT (Israel Katz), suo acerrimo rivale e da tempo in disaccordo con la sua linea d'azione, con uno più vicino alle sue idee in materia di difesa dello Stato. Questo vuol dire che Benjamin ha avuto l'OK di TRUMP per procedere nella sua politica in Medio Oriente.
Bollettino Numero 14 del 4 Dicembre 2024 La situazione geopolitica che nell'ultimo mese aveva avuto una impressionante accelerazione, specie nel teatro mediorientale, sembra assumere contorni meno confusi e forse si comincia ad intravvedere qualche spiraglio per possibili soluzioni.
Bollettino Numero 15 del 10 Gennaio 2025
La situazione geopolitica, che nello scorso mese aveva avuto una impressionante accelerazione, specie nel teatro mediorientale, sembra ora assumere contorni meno confusi e forse si comincia ad intravvedere qualche spiraglio per possibili soluzioni a lungo termine. La rapidità del crollo del regime siriano di BASHAR el ASSAD ha confermato in pieno le mie valutazioni sulla reale situazione venutasi a creare a DAMASCO, dopo l’efficacissima azione di ISRAELE nel LIBANO. In effetti, al regime damasceno sono venuti tragicamente a mancare i supporti militari che consentivano la sopravvivenza del regime. Le milizie sciite del Partito di Dio (HEZBOLLAH), schierate inizialmente sulla frontiera del LIBANO per la difesa di DAMASCO, sono state trasferite, agli inizi di dicembre, nella valle della BEKAA per poter far fronte alla possibile incursione terrestre conseguente all’azione ebraica. Questa decisione, una delle tante sbagliate adottate da HEZBOLLAH ha determinato il fatto che fra ALEPPO e DAMASCO non ci sono state più forze sufficienti, nel momento dell’avanzata a sud dei guerriglieri islamici della ex NUSRA di IDLIB per l'impostazione di una qualsiasi difesa sul campo. A tutto questo va aggiunto, nel momento massimo della crisi operativa, la quasi completa liquefazione (si salvi chi può !) delle forze nazionali siriane e la completa inadeguatezza dell’altro pilastro del regime di ASSAD, il contingente russo, Quest'ultimo, nel corso dell’ultimo anno, era stato praticamente depauperato di quasi tutte le unità di manovra di fanteria, riportate in patria per rinforzare il fronte ukraino. Il fatto dimostra chiaramente, ancora una volta, le difficoltà incontrate da MOSCA sul fronte ukraino e che le guerre moderne non si possono vincere solo con la 3^ dimensione. In effetti, a PUTIN non è servita a nulla la sua superiorità aerea, senza poter disporre sul posto di un adeguato contingente di manovra di fanteria. La sola cosa da fare rimasta ai Russi è stata quella di salvaguardare le basi navali di TARTUS e di LATAKIA e la base aerea di HEIMENEN vicino alla costa del MEDITERRANEO, concentrandovisi e di dare asilo politico al loro protetto a MOSCA. In ogni caso, per la RUSSIA e l’IRAN si è trattata di una e propria debacle, una vera batosta. Ma, la rapida e sorprendente vittoria dei guerriglieri islamici, come avevo correttamente ipotizzato, a prescindere dalla situazione generale, ha certamente un padre putativo: ERDOGAN, che da tempo armava da ANKARA i guerriglieri ed era in attesa di una situazione favorevole per colpire l’odiato dittatore siriano. Ma sullo scacchiere siriano sono entrati molto tempestivamente in gioco, (certamente con la regia USA), anche i guerriglieri kurdi, uno degli incubi del regime di ANKARA Questi ultimi, ovviamente, sono andati immediatamente ad impossessarsi dei pozzi di petrolio di DEIR EZ ZOR, al di là del fiume EUFRATE (sans l’argent non si può fare la guerra !! ) In un’atmosfera di grande incertezza il capo “autonominato” dei guerriglieri islamici e “spalleggiato dalla TURCHIA” (Al Jolani, alias Ahmad al Shara), si é presentato sugli schermi televisivi, con un manto d’agnello, cercando in tutti i modi di rassicurare l’opinione pubblica mondiale. (Quasi quasi, ci è mancato poco che, nella sua disperata difesa delle donne nel mondo islamico, ci presentasse anche un documento, sul problema LGBT+ sotto la Sharia, ad uso e consumo dei tanti “gonzi” e dei molteplici ignari proprietari di cervelli all'ammasso, che sono in libera circolazione in Occidente. Tutti rallegrati dalla notevole moderazione politica evidenziata dal capo guerrigliero, lodevole caratteristica ampiamente sottolineata dai “pilotati” giornalisti occidentali, ma con il grave il rischio di falsa interpretazione del fatto che indossare un abito civile di foggia occidentale da parte di un ex guerrigliero, possa dare la stura ad affrettate celebrazioni di giubilo con contorni di Te Deum). Tutta perdita di tempo e soprattutto perché non credo proprio che l'ex capo guerrigliero, nonché tagliagole islamico, già affiliato, a DAESCH per l’instaurazione del califfato nel mondo, sia stato folgorato anche lui sulla Strada di DAMASCO. Intanto, il nuovo capo di DAMASCO (meglio nuovo dittatore siriano) si è già preso tutto il tempo che giudica necessario prima dell’inevitabile resa dei conti interni nel Paese e la altrettanto inevitabile caduta delle maschere. Ci sono già elementi che fanno pensare che il periodo di idillio sia ormai miseramente agli sgoccioli. ERDOGAN vorrebbe farla rapidamente finita con i Kurdi (magari riprendendosi i pozzi di petrolio che prima erano dell’ISIS). Chi conosce la Siria sa bene che il paese è un caleidoscopio di razze e di religioni, sempre in ebollizione. L’unico elemento certo sulla tavolozza generale è il fatto che i Cristiani hanno praticamente perso ogni loro influenza nel paese, grazie al mancato, sebbene teorico, fraterno aiuto di Santa Romana Chiesa, il cui Romano Pontefice, guida di noi Credenti, si preoccupa di tutto e di più, persino dei Rohinja birmani, per di più mussulmani, abbandonando praticamente i propri correligionari della Siria e prima dell'Irak, proprio nel momento del bisogno. I Mussulmani predicano la Jihad ininterrottamente contro tutto e contro tutti e noi Cristiani abbiamo persino paura di provare a difenderci !!!!! Ma vi sembra normale tutto questo, in nome di un'accoglienza bieca ed anonima ??? Oggi i Cristiani di Siria sono quasi tutti fuggiti da ALEPPO in Occidente e quelli dell'Irak lo hanno già fatto qualche anno fà ed oggi si prova grande fatica a trovare ancora una chiesa in piedi nel Medioriente. Giusto per avere un’idea del problema siriano basterebbe ricordare le varie divisioni esistenti: cristiani maroniti, Alawiti sciiti e filoiraniani, Kurdi sciiti e filo iraniani; Turkmeni sunniti-; Drusi sciiti e filoiraniani, seguaci di movimenti guerriglieri islamici, Guerriglieri di DAESCH; arabi sunniti, Arabi sciiti e Kurdi sciiti, sulla carta filoiraniani. Subito dopo la caduta del regime di DAMASCO, si é assistito ad una rinvigorita azione di ISRAELE sull'alture del GOLAN ed in SIRIA. Il motivo dell'azione ebraica si spiega con due motivi: primo: impedire agli HEZBOLLAH ed ai guerriglieri islamici di tentare di infiltrarsi ed insediarsi sulle alture strategiche al confine di ISRAELE; secondo: evitare che il potenziale militare residuo ed i depositi di materiali, (specie armi chimiche) dell'evaporato esercito siriano possa venire a costituire preziosa dote per il futuro esercito dei guerriglieri islamici. D'altronde, non si può certo dimenticare che, secondo la convinzione comune, il regime di ASSAD disponeva di un arsenale chimico di notevoli dimensioni e che, proprio per questo motivo, nel 2011, la FRANCIA di HOLLANDE aveva “beceramente” scatenato (fra una corsa in moto dall'Eliseo alla casa dell'amante e viceversa) la guerra e la ribellione in SIRIA (copiando in negativo le gesta in LIBIA di un suo emerito predecessore, oggi in detenzione con braccialetto elettronico (Sarkozy) Fare previsioni a breve termine in SIRIA appare praticamente impossibile, che per il fatto che i filo russi ed i filo iraniani cercheranno in tutti i modi di riguadagnare parte dell'immenso terreno perduto, in termini di influenza politica e militare. Per quanto riguarda il teatro di guerra ukraino, in realtà, la RUSSIA, dopo aver cercato di imprimere una accelerazione alle operazioni in corso con l'impiego del contingente dei 10 mila nord coreani sul fronte davanti a KURSK e BELGOROD, in vista della fatidica data del 21 gennaio 2025. Ma gli eventi siriani e diverse dichiarazioni semi ufficiali fanno trapelare l'idea che l'operazioni non procedono con i ritmi sperati e che lo stesso contingente nord coreano ha già subito da 1500 a 2000 perdite umane (un vero shock per gli amici di PUTIN, ai quali é stato chiesto un rinforzo del contingente). Peraltro, alcuni propositi espressi dal Presidente TRUMP sulla sua volontà di far cessare questa carneficina, e la quasi contemporanea risposta di PUTIN, che si dice disponibile ad aprire un negoziato, oltre alla ribadita disponibilità a rinunciare da parte ZELENSKI ad una porzione dei territori occupati da MOSCA, in un negoziato che fissi chiaramente le condizioni future di Sicurezza per l'UKRAINA (garanzie di protezione diretta NATO e Occidentale). Ci sono spiragli per arrivare ad un cessate il fuoco in UKRAINA e su questo avrà certamente un peso anche una certa stanchezza che si sta insinuando negli ambienti moscoviti. Credo che la posizione di TRUMP risulterà determinante per portare PUTIN a più miti consigli. E' chiaro che TRUMP agirà a fondo sulla CINA, che é la nazione che ha guadagnato di più da questa guerra e che sembra tenere saldamente ed economicamente la RUSSIA nelle sue mani. A sud, nella striscia di GAZA, come già evidenziato varie volte, continuano le operazioni israeliane per conseguire l'annientamento militare di HAMAS. Si rincorrono le voci di una tregua e di un prossimo cessate il fuoco nella striscia di GAZA e la definitiva soluzione del problema degli ostaggi israeliani. Ma, a mio modesto parere, l'evento non sembra ancora maturo, perché HAMAS, pur ridotto allo stremo, si trova prigioniero delle sue stesse scelte politiche effettuate e che oggi il problema degli ostaggi israeliani risulta ancora al centro del problema della sua sopravvivenza. HAMAS continua a far finta di accettare tregue, in cambio di condizioni politiche improponibili per ISRAELE (abbandono della striscia di GAZA) e per tutti i suoi nemici arabi. In definitiva, a nessuno conviene che HAMAS continui a sopravvivere nelle condizioni quo ante ed inoltre risulta evidente che Benjamin NETANHYAU oggi si muove nel vespaio mediorientale con l'appoggio di TRUMP. Va comunque riconosciuto il merito al primo ministro israeliano di aver saputo gestire, con accortezza e con caparbietà, la politica di guerra contro i suoi nemici, battendo tutti i suoi avversari esterni ed interni, in tempi successivi, dopo averli divisi. L'accelerazione ed il completamento delle attività militari di ISRAELE sulla striscia di GAZA sembra ormai una cosa inevitabile. In tale contesto HAMAS, sebbene fiaccato dall'azione di TEL AVIV e quasi “attaccato alla bocchetta del gas” , oltre a non collaborare per una vera soluzione del problema degli ostaggi (ancora oggi non è chiaro il numero esatto degli ostaggi israeliani detenuti), sembrerebbe persino tentare una riorganizzazione interna, secondo le logiche ben conosciute (utilizzo di scuole coraniche e moschee e presidi ospedalieri, per il riallestimento di una catena di montaggio per missili e rampe di lancio). HAMAS deve essere distrutto, specie politicamente, perché se le cose rimangono così, é molto probabile che fra 6-7 anni potremmo trovarci di nuovo di fronte ad un 7 ottobre, ISRAELE costretto nuovamente a “tosare l'erba” !!!. Credo, comunque, che ci possa essere una via d'uscita a breve termine e quello che me lo fa pensare è il fatto che l'EGITTO, l'Autorità Palestinese e la stessa GIORDANIA resistono nelle loro intenzioni e che tutti desiderano ardentemente la fine del “disturbo” di HAMAS nell'area.
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