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L’EPOCA NAPOLEONICA LASCIA L’EUROPA IN GRANDE CONFUSIONE Sarà il Congresso di Vienna nel 1814 a rimettere ordine distruggendo però il sogno di Napoleone 07/04/2025 - Massimo Iacopi (Assisi PG) L’EPOCA NAPOLEONICA LASCIA L’EUROPA IN GRANDE CONFUSIONE Dopo il crollo del Grande Impero Francese Un avvenimento che, dopo l’abdicazione senza condizioni di Napoleone Bonaparte (1769-1821) il 6 aprile 1814, rende necessario un rimaneggiamento della carta dell’Europa. Occorre infatti instaurare un nuovo equilibrio che assicuri una pace duratura sul Continente. L’Inghilterra, l’Austria, la Prussia e la Russia, una volta sconfitto l’”Orco francese”, intendono perseguire un solo obiettivo: ridisegnare l’Europa a loro vantaggio. In questo modo vengono seppelliti i sogni di unità, d’indipendenza e di libertà che Napoleone, sempre per suo interesse, aveva comunque fatto germogliare sul Vecchio Continente. E’ sulla base di questa logica che, nell’ottobre 1814, vengono convocate a Vienna tutte le potenze europee, ad eccezione della Turchia. Obiettivo: attribuire i territori abbandonati dalla Francia, cioè la riva sinistra del Reno, il Belgio e la parte italiana annessa all’Impero. Il Congresso deve anche decidere la sorte dei paesi sottomessi, ma non annessi da Napoleone. In realtà, se il Congresso “si diverte” nelle feste e nei balli organizzati dalle differenti legazioni e dalle autorità di Vienna, esso non si riunisce mai in seduta plenaria. Tutti i problemi vengono risolti dalle quattro Grandi Potenze vittoriose: Austria, Inghilterra, Russia e la Prussia. La Francia, invitata a Vienna e la cui sorte è stata regolata dal Trattato di Parigi del 1814, grazie al ministro de Talleyrand, riuscirà comunque ad introdursi in questo circolo molto esclusivo. Ogni Stato, al termine delle guerre napoleoniche, ricerca i suoi propri interessi, senza preoccuparsi veramente dell’avvenire dell’Europa. L’Inghilterra vuole contenere a tutti i costi una Francia, che sospetta di essere rimasta rivoluzionaria ed intende sbarragli la via del Belgio. L’Austria teme la concorrenza della Prussia in Germania e le ambizioni della Russia nei Balcani. Prussiani e Russi vogliono impadronirsi della Sassonia, il cui monarca è rimasto per lungo tempo fedele a Napoleone, ma più ancora il Granducato di Varsavia, riedizione napoleonica del vecchio Regno di Polonia. La forza della Francia sta proprio nel fatto che non ha nulla da rivendicare. Davanti a Klemens von Metternich (1773-1859), che è l’autorità che riceve a nome dell’Austria, di fronte a Karl Vasilievic Nesselrode (1780-1862), che rappresenta la Russia, a Arthur Wellesley duca di Wellington (1769-1852) e Robert Stewart, Lord Castelreagh, marchese di Londonderry (1769-1822), difensori degli interessi inglesi, nonché a Karl August von Hardenberg (1750-1822) ed a Wilhelm von Humboldt (1767-1835), rappresentanti della Prussia, Charles Maurice de Talleyrand Perigord, (1754-1838), divenuto Ministro degli Esteri per re Luigi XVIII (1755-1824), dopo esserlo stato anche sotto Napoleone, si pone come arbitro dei conflitti latenti, facendo persino dimenticare che la Francia è un paese vinto. “Occorreva – scrive il plenipotenziario francese nelle sue Memorie - che la Francia facesse comprendere di non volere nulla di più di quanto aveva, che si trovava abbastanza forte nei suoi antichi confini e che non aveva intenzione di estendere e che essa riponeva la sua gloria nella moderazione”. Talleyrand diventa, in tal modo, il difensore dei piccoli stati minacciati di essere assorbiti nei previsti rimaneggiamenti dei vincitori. Egli propugna il principio della legittimità: ristabilire ovunque gli Stati ed i Sovrani di prima del 1789, come peraltro è la logica applicata in Francia, dove i Borboni erano stati reinsediati sul trono. Questo implicava la restaurazione della case regnanti in Italia e specialmente a Napoli, dove Gioacchino Murat (1767-1815) era ancora sul trono, essendo passato dalla parte di vincitori. Il Congresso, incaricato di assicurare la pace, viene rapidamente attraversato da correnti bellicose. La bella alleanza formata a suo tempo contro Napoleone è ormai a pezzi. La Sassonia costituisce la principale materia del contendere. Berlino, appoggiato da San Pietroburgo, vuole il suo smembramento, a suo vantaggio, naturalmente. L’Austria vi si oppone, temendo un indesiderabile aumento di potenza della Prussia in Germania.
Un rumore di stivali scuote il Congresso, che smette di ballare Nello stesso tempo la Russia si augura di mettere le mani sul Granducato di Varsavia, ma l’Inghilterra non intende lasciare installare lo zar in Europa centrale, primo passo verso una dominazione del continente. Allo scopo di creare una situazione di fatto, i Prussiani invadono la Sassonia nel dicembre 1814. A Vienna, con immediatezza, il 3 gennaio 1815, Klemens von Metternich, Robert Stewart, Lord Castelreagh, marchese di Londonderry e Charles Maurice de Talleyrand Perigord, firmano un trattato di alleanza. Un rumore di stivali scuote il Congresso, che smette di “danzare”. I preparativi di guerra si accelerano, allorché nella notte dal 6 al 7 marzo arriva a Vienna una notizia che cambia tutte le carte in tavola: Napoleone ha lasciato l’isola d’Elba, il regno da operetta che gli era stato attribuito dal Trattato di Fontainebleau. Metternich, informato del fatto, si rende immediatamente presso il suo sovrano che gli dice: “Napoleone sembrerebbe avere voglia di correre dei grandi rischi, ma è affare suo. Il nostro è quello di dare al mondo la tranquillità che ha turbato per troppi anni. Andate immediatamente a trovare l’Imperatore di Russia ed il Re di Prussia; dite loro che sono pronto a dare l’ordine al mio esercito di prendere ancora una volta la strada della Francia”. Questo avviene alle ore 8 ed alle 08.15 Metternich ottiene l’accordo dello zar ed alle 08.30 quello del re di Prussia. Alle 10 vengono convocati i rappresentanti dell’Austria, dell’Inghilterra, della Russia, della Prussia e della Francia, nonostante la sfiducia che ispira ormai Charles Maurice de Talleyrand Perigord, considerato suscettibile di un nuovo tradimento a favore di Napoleone. Ma il “diavolo zoppo” non crede al successo del ritorno dell’Imperatore. E’ proprio lui che ispira la dichiarazione del 13 marzo, affermando che “Bonaparte ha rotto il solo titolo legale al quale era legata la sua esistenza”. Egli si è ormai posto “fuori dalle relazioni sociali e civili” ed è diventato “il perturbatore della pace del mondo”, esponendosi in tal modo alla “pubblica vendetta”. Questo inatteso ritorno serve a ricucire l’unione delle potenze europee. Si transige sulla Sassonia e si affrettano le decisioni, poiché la guerra riprenda, ma stavolta contro Napoleone. L’atto finale del Congresso di Vienna viene firmato il 9 giugno 1815, 9 giorni prima di Waterloo. Le grandi potenze si ritagliano la parte del leone. In primo luogo, l’Inghilterra, che recupera l’Hannover, culla della dinastia, mantiene Malta e le isole dello Ionio. Su suo suggerimento, il regno belga-olandese viene affidato al principe d’Orange, protetto di Londra. Anversa, “questa arma puntata al cuore dell’Inghilterra”, cessa di essere francese. La Prussia riceve la Pomerania, svedese, fra cui Stralsund, Posen, un terzo della Sassonia e soprattutto la riva sinistra del Reno con Coblenza, Treviri e Magonza, venendo a contatto con la Francia e con un aumento complessivo di 2 milioni di abitanti. La Polonia passa per due terzi sotto il controllo della Russia, che mantiene la Finlandia, staccata dalla Svezia e la Bessarabia, vecchio dominio turco. Da ultimo, l’Austria recupera le province illiriche, il Tirolo, la Galizia ed il Regno Lombardo Veneto, con Milano capitale e con un aumento complessivo di 4 milioni di sudditi. L’Italia si ritrova smembrata e spezzettata, senza alcuna prospettiva di unità In Italia si ritorna alla situazione del 1789. Papa Pio VII Chiaramonti (1742-1823), liberato dalla presa di Napoleone, recupera lo Stato Pontificio, i Borboni ritrovano il Regno delle Due Sicilie ed i Savoia rientrano nei loro domini. Anche il tradimento viene ricompensato. La Svezia che, grazie al maresciallo Jean Baptiste Jules Bernadotte (1763-1844), principe ereditario (sebbene vecchio maresciallo napoleonico), ha saputo prendere le distanze dall’imperatore, guadagna la Norvegia, a danno della Danimarca, punita per una troppo lunga fedeltà a Napoleone. Tuttavia, il sovrano danese ottiene, a titolo personale, i ducati di Schleswig Holstein, che saranno successivamente oggetto di duro contenzioso fra Danimarca e Germania. I sovrani di Baviera, del Wurtemberg e del Baden, che hanno saputo cambiare campo al momento opportuno, si ingrandiscono in maniera significativa con Landau e Spira per la Baviera. Infine, viene garantita la neutralità della Svizzera. Delle ulteriori modifiche, decise in tutta fretta a causa del ritorno di Napoleone in Francia, non riusciranno a garantire quel futuro di pace che era negli scopi precipui del Congresso. In Italia, le aspirazioni all’unità ed all’indipendenza risvegliate dalla Rivoluzione Francese ed anche da Gioacchino Murat, nel suo Proclama di Rimini del 30 marzo 1815 (“Italiani unitevi e che un governo di vostra scelta, una costituzione degna di questo secolo e di voi, proteggano la vostra libertà e le vostre proprietà”) non vengono ascoltate. L’Austria, insediata a Milano, domina la penisola fino a Roma. Il Granducato di Toscano ed il Ducato di Modena vengono attribuiti ad arciduchi austriaci, mentre Parma viene assegnata a Maria Luisa d’Austria (1791-1847). Un indubbia regressione rispetto alla situazione del dominio napoleonico, uno smembramento ed uno spezzettamento che allontana ogni sogno di libertà e di unificazione. La stessa cosa avviene in Germania, nonostante la creazione di una Confederazione Germanica di 38 Stati, diretti da una dieta federale, insediata a Francoforte. La confederazione, presieduta dall’Austria, riesce a costituire un’associazione di sovrani ma non un unione di popoli. La Polonia rimane divisa e la Francia umiliata La Polonia resta divisa. Al Granducato di Varsavia, il Congresso di Vienna sostituisce un regno costituzionale autonomo affidato al fratello dello zar, il Granduca Costantino Pavlovic Romanov (1779-1831), ma questo regno risulta amputato della sua parte prussiana, affidata a Berlino e di Cracovia, sotto dominio austriaco. La creazione del regno belga-olandese costituisce una ulteriore fonte di problemi, per il fatto che risulta difficile alla maggioranza della popolazione, profondamente cattolica, accettare l’annessione ai protestanti olandesi. La Rivoluzione Francese aveva invocato il diritto dei popoli a disporre di sé stessi e nessuna delle sue idee viene ripresa dal Congresso di Vienna. Dalla Spagna (basti pensare a Goya) all’Italia (basta leggere la Certosa di Pavia) vengono reinsediati regimi tirannici ed oscurantisti. I Tedeschi si ricordano che sono stati chiamati alle armi contro Napoleone nel 1813, in nome del pangermanesimo e con la speranza di ottenere una Costituzione. Le promesse di libertà non vengono mantenute. Un sordo scontento si sviluppa nell’ambito della borghesia: al diritto divino reintrodotto e restaurato dal Congresso di Vienna vengono opposte le libertà di pensiero e d’impresa. Questo liberalismo si mescola in Germania, come in Italia, al nazionalismo. La Francia, dopo aver dominato l’Europa, si ritrova più piccola del 1789, non sopporta questa situazione e fa ricadere sui Borboni il peso della sua umiliazione. Nel 1815, Metternich, dominatore del Congresso, è convinto di aver costruito definitivamente l’Europa, con la Santa Alleanza a garanzia del nuovo ordine. Egli non ha tenuto in debito conto la crescita del nazionalismo ed ha sottovalutato la forza della corrente liberale. Nel 1830 dovrà subire le grida di “Viva la libertà” e di “Viva la Nazione” e nel 1848 sarà spazzato dal potere da questo vento nuovo che anima tutte le società europee. Bibliografia 1) Il Congresso di Vienna, Criscuolo Vittorio, Il Mulino – Le Vie della Civiltà, 2015 2) Il Congresso di Vienna, Harold Nicolson, Castelvecchi 2015 Le Navi 3) Il Congresso di Vienna 1814, Randazzo Francesco, Libellula Edizioni 2014 4) Storia Vol.3, Dal Congresso di Vienna alla fin del Millennio, Drago Massimo - Bellomo Elena, Libreria Digitale – Alpha Test
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