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Pezzi di Storia Italiana

IL GENERALE È MOLTO “SPECIALE” DI MARCO LILLO

Inchiesta dell’ Espresso sul fine carriera di un gattopardo DOC


31/05/2007 - Marco Lillo


(Roma)

PREMESSA

La Rivista graffiti-on-line.com  e’ un periodico culturale a conduzione gratuita. Non sono previsti contributi, ricavi e retribuzioni. I collaboratori non vengono pagati, né vengono loro chiesti compensi per l’ospitalità ricevuta. Si ringrazia pertanto il Settimanale l’Espresso affinché deroghi in via straordinaria al presupposto della © Riproduzione Riservata in quanto la pubblicazione dell’inchiesta di Marco Lillo non è assolutamente speculativa e persegue esclusivamente il presupposto esiziale che è quello della divulgazione.

IL DIRETTORE

Contesta Visco. Ma il capo della Finanza fece trasferire un investigatore contro la volontà della Procura Per uno scherzo del destino, a occuparsi del caso Visco-Speciale saranno due magistrati che conoscono bene il comandante generale della Guardia di Finanza. Il procuratore di Roma, Giovanni Ferrara, e il sostituto Angelo Racanelli dovranno accertare se Visco abbia fatto pressioni indebite sul comandante Roberto Speciale per trasferire quattro ufficiali da Milano, nonostante il parere contrario del capo della Procura Manlio Minale. Speciale ha raccontato ai magistrati milanesi di essersi opposto a Visco dopo avere sentito Minale. Ora il vice ministro dovrà rendere conto del suo comportamento davanti alle Camere e ai P.M. romani. Eppure l'autoritratto del comandante pronto a sfidare la politica per accontentare i magistrati stride un po' con l'esperienza diretta di Racanelli e Ferrara. Tre anni fa Speciale, in una vicenda simile, non ha tenuto in gran conto le proteste della Procura di Roma. Quello stesso Speciale che oggi racconta: Obiettai a Visco che sarebbe stato opportuno informare (dei trasferimenti) l'autorità giudiziaria di Milano e lui mi ha risposto categoricamente che non avrebbe costituito alcun problema il non avvertirla... poi incontrai il procuratore Minale che mi disse di essere allarmato, tre anni fa si comportò in modo diverso. Alla fine del 2003, la Procura di Roma ereditò un'indagine del P.M. potentino Henry Woodcock che riguardava, tra gli altri, l'ambasciatore Umberto Vattani e l'ex patron del Perugia Luciano Gaucci. L'unico investigatore che padroneggiava la materia era il capitano del Gico Gianluca Trezza, che da un paio di anni si occupava a tempo pieno dell'inchiesta. All'improvviso, il primo aprile 2004, fu trasferito alla commissione parlamentare Ilaria Alpi, presieduta da Carlo Taormina.  Una scelta singolare, anche perché Taormina non aveva chiesto lui, ma “un capitano della finanza”. Il comandante del nucleo, Paolo Poletti, fu convocato in Procura e i magistrati invocarono il potere di veto previsto dalla legge. Senza esito. Il procuratore Ferrara arrivò a scrivere una lettera a Speciale, ma il comandante quella volta non mosse un dito. I tempi delle indagini si allungarono e ancora oggi la Finanza deve chiudere l'inchiesta sulla presunta corruzione di Gaucci. Intanto l'ex patron del Perugia è latitante a Santo Domingo e nessuno ricorda i bei tempi in cui Speciale era tra gli ospiti della festa nel castello dell'imprenditore sotto inchiesta.  Speciale è un garantista. Il suo aiutante di campo, il maggiore Giovanni Cosentino, che presto sarà chiamato a testimoniare sul caso Visco, è indagato a Salerno per falso e altri reati in una storia che ha portato all'arresto di quattro finanzieri. È stato coperto di encomi e promosso maggiore superando molti colleghi. Un altro fedelissimo di Speciale, il generale Walter Cretella, coinvolto in un paio di indagini, è stato promosso capo della Scuola tributaria. Il generale Raffaele Romano, incappato nelle telefonate di Luciano Moggi (chiedeva due posti per la trasferta di Madrid), è diventato capo del Reparto intelligence. È un po' la versione moderna della trave nell'occhio: Moggi gli diceva che aveva problemi a dargli i biglietti perché il suo comandante aveva 'invaso l'aereo' con quattro posti, anche per il figlio. E proprio un figlio di Speciale, Massimiliano, potrebbe essere chiamato dalla Procura di Roma per chiarire una vicenda del 2004. A “L'espresso” risulta che durante una perquisizione ordinata dal P.M. di Roma Cristina Palaia negli uffici di un grande mobiliere, Alberto Adinolfi, i carabinieri si sono imbattuti per caso in una cartellina con su scritto: “Speciale-Riservato”. Dentro c'erano gli ordini per i mobili e i conteggi della ristrutturazione della casa del figlio del generale. L'ordinativo intestato a Speciale junior riporta un totale di 18 mila euro, fra tavoli di marmo, armadi, letti e divani. Ci sono poi altri conteggi a penna per 42 mila euro e alcune carte sui lavori eseguiti da un'altra ditta, tutto relativo al figlio di Speciale. I carabinieri però notano alcune stranezze e sottolineano il precedente ruolo dell'alto ufficiale al vertice delle Forze Armate, dalle quali Adinolfi aveva ottenuto diverse commesse. Nello stesso faldone l'imprenditore conservava biglietti autografi e una foto del comandante. Secondo gli investigatori però manca un dato: Il riscontro certo dell'avvenuto pagamento dei mobili.


 

 

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