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LA CONQUISTA DEL CAUCASO E L’IMPIEGO DEI COSACCHI

      

   

Foreign Affairs

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi


La Russia zarista per conquistare il Caucaso applica la strategia già collaudata in Siberia

 

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IL TERRITORIO DEL CAUCASO


La Storia della Grande Russia

LA CONQUISTA DEL CAUCASO E L’IMPIEGO DEI COSACCHI

La Russia zarista per conquistare il Caucaso applica la strategia già collaudata in Siberia

(Assisi PG, 28/04/2024)


LA CONQUISTA DEL CAUCASO E L’IMPIEGO DEI COSACCHI

Così come era avvenuto per la Siberia, lo Zar affida la colonizzazione delle regioni caucasiche a comunità di Cosacchi, popolazioni di contadini soldati e vere sentinelle dell'impero zarista. Le popolazioni cosacche appaiono storicamente in Russia fra il XIV ed il XV secolo. Esse inglobano popolazioni di “uomini liberi” (dal turcomanno qazak) che vivono sulle frontiere del paese con la funzione di mercenari, guide, coloni e guardie della frontiera Di origine etnica diversa, i Cosacchi, specie quelli del Don, vengono cristianizzati e si trasformano, col tempo, le sentinelle dell'impero zarista è, accompagnando, nel corso dei secoli, la sua espansione territoriale. Organizzati in comunità di guerrieri (stanitsa), dotati di una organizzazione politica specifica, essi si stabiliscono nelle regioni di nuova acquisizione da parte dei Russi al fine di colonizzarle e di renderle sicure (vedi il caso di Yermak Timofeievic (1532-1585) in Siberia). Essi assumono, inoltre, il nome dei fiumi presso i quali essi si insediano: Cosacchi del Volga (fine XV secolo), del Laik, vecchio nome del fiume Ural (1571), del Don (intorno al 1520), del Dniepr o del Nipro (la cui parte meridionale é conosciuta anche con il nome di Zaporoghi - (Za poroh: al di là delle rapide) -, nel 1550). Primitivamente nomadi, essi si sedentarizzano a poco a poco, per dedicarsi all'agricoltura, alla pesca ed all'allevamento. Sebbene molti al servizio dello zar, i Cosacchi, raggruppati in unità di cavalleria leggera, sono indisciplinati e gelosi della loro autonomia e gli Zaporoghi del Dniepr saranno gli ultimi a piegarsi al potere di Mosca. Per questo motivo essi si sollevano a diverse riprese, specialmente in occasione delle ribellioni condotte nel 1771-72 da Yemelyan Ivanovic Pugachev (1742-1775), che pretende di essere lo zar Pietro III, subendo brutali repressioni da parte delle autorità. L'esercito degli Zaporoghi viene anch'esso disciolto nel 1775 e le unità del Dniepr vengono incorporate nell'esercito regolare, con i loro atamani o Hetman, non più elettivi, ma nominati dal potere zarista. Essi diventano, a quel punto, truppe ausiliarie dell'esercito zarista. “ogni cosacco doveva dare 22 anni di servizio militare allo zar fra i 20 ed i 60 anni. Egli poteva essere chiamato a servire in qualsiasi punto dell'impero, in Europa o in Asia. Egli era tenuto a fornire il proprio cavallo, il suo abbigliamento e le sue armi e solamente quando l'esercito era in marcia egli percepiva una paga e le razioni per il vettovagliamento” .

Insediamento sulle rive del fiume Terek

I Cosacchi rimangono tuttavia fedeli agli zar e partecipano ai movimenti di conquista del periodo XVI-XIX secolo, che consentono alla Russia di portare le sue frontiere fino in Estremo Oriente e nel Caucaso. Alla fine del XVI secolo, i punti avanzati dell'esercito russo raggiungono le rive del fiume Terek. Un corso d'acqua lungo 623 km, che ha la sua sorgente in Georgia ed attraversa la Cecenia ed il Daghestan, prima di gettarsi nel Mar Caspio. E' proprio nel suo bacino idrografico che, nel corso degli anni 1570, vi vengono inviati alcuni Corpi di Cosacchi del Volga. Si trattava, in genere, di contadini poveri, di servi in fuga o di dissidenti ortodossi, i vecchi credenti perseguitati dal clero: “Occupati tanto a difendersi quanto alle loro tradizionali attività agricole, questi contadini soldati beneficiavano di esenzioni fiscali e di libertà che venivano loro accordate dalla corona zarista a condizione di assicurare la difesa delle frontiere dell'Impero; in questa regione essi assumono il nome di Cosacchi della montagna o Cosacchi Liberi”. Insediati, inizialmente sulla riva sinistra del fiume, essi sciamano sulla riva opposta a partire dal XVII e XVIII secolo. La spinta russa nella regione diventa più pressante, specialmente dopo l'annessione della Crimea nel 1783 e della regione del Kuban a danno dei Tartari o Tatari.

Coabitazione impossibile

La scomparsa del Khanato provoca la fuga delle popolazioni autoctone, sottoposte alla brutale occupazione delle truppe zariste agli ordine del generale Grigorji Aleksandrovic Potemkin (1739-1791), che la zarina Caterina II (al secolo Sofia Federica Augusta von Anhalt-Zerbst 1729-1796) aveva nominato Principe della Tauride. Popolazioni Tatare e Nogais rifluiscono, in tal modo, verso la Turchia o nelle montagne del Caucaso, dove si affiancano ai Circassi (1). I Cosacchi, valutati nel 1776 a circa 3 mila uomini in armi, più le loro famiglie, fondano i loro Stanitsa lungo il fiume Terek, dove vengono raggiunti da diverse ondate migratorie, più o meno provocate: contadini russi, Polacchi, Greci, Armeni, deportati con la forza dalle autorità zariste per popolare e sfruttare queste regioni. I Cosacchi allacciano anche relazioni commerciali e diplomatiche con i villaggi indigeni dei dintorni. Questi legami vengono consolidati da unioni matrimoniali. Col passare delle generazioni, diventa abbastanza difficile distinguerli dai Ceceni (2), dai Kabardi (3) o dagli Osseti (4), di cui hanno adottato il modo di vestire e gli usi di vita. In ogni caso, la coabitazione fra le varie comunità resta tesa. I Cosacchi, disponendo di poche risorse economiche, si dedicano al saccheggio, “fatto che spiega in parte l'odio che essi hanno suscitato presso i Circassi e presso i Ceceni, al punto che la loro inimicizia ancestrale ancora ai nostri giorni”. I Caucasici delle steppe e delle montagne procedono anch'essi alle razzie. Le loro ininterrotte operazioni contro le Stanitsa cosacche o dei villaggi autoctoni alleati con la Russia, contribuiscono a mantenere una insicurezza permanente. L'ostilità reciproca viene ulteriormente rinforzata da una opposizione religiosa. I Cosacchi sono ortodossi, mentre i Ciscaucasici sono in larga maggioranza islamizzati. L'obiettivo delle razzie é il saccheggio, ma anche la cattura di prigionieri destinati ad essere ridotti in schiavitù o a servire da ostaggio. I Russi, in tale contesto, sono spesso costretti a versare l'importo delle taglie per liberare i cristiani prigionieri. I numero degli attacchi specialmente da parte dei Ceceni é tale da suscitare l'iquietudine dello stesso zar Alessandro I (1777-1825) nel 1802: “Con mio grande disappunto, vedo che i misfatti perpetrati dai popoli della montagna si moltiplicano nei riguardi dei Cosacchi ed essi si verificano ormai in quantità incomparabili con quelle del passato”. Per proteggere queste terre, i Russi mettono in opera un sistema di difesa denominato la “Linea”, lungo circa mille chilometri. Essa é costituita da villaggi cosacchi fortificati e da fortezze militari, che vanno da Ekaterinodar fino a Kizliar, passando per Kislovodsk, Mozdok, Vladivaucase e Grozny, ovvero dalla foce del Kuban fino a quella del Terek.

 

In prima linea di fronte alle ribellioni

Lo scoppio della guerra del Caucaso, pone i Cosacchi del Terek in prima linea. Il loro apporto diventa essenziale per il corpo di spedizione russo, in quanto “Essi sono allo stesso tempo i principali nemici ed i migliori conoscitori delle popolazioni indigene, di cui sono viciniori. Il loro berretto di pelliccia, la camicia dal collo alto, portata sopra un pantalone a sbuffo, le cartucciere incrociate sul petto, il pugnale e la sciabola, che non abbandono per nessuna ragione al mondo e persino la loro celebre danza da accovacciati sono altrettanti apporti tratti dalla cultura tradizionale del Caucaso”. Essi, nelle operazioni militari russe, assolveranno un ruolo essenziale nel coprire le vie di comunicazioni zariste, nella guida di distaccamenti e costituendo unità d'urto incaricate di seminare il caos nel campo nemico, devastando gli auls (i villaggi) ceceni. Nel 1819, il generale Alexis Petrovic Ermelov o Iermolov (1777-1861), Comandante dell'esercito del Caucaso, ordina alle unità cosacche di attaccare diversi auls ceceni, che vengono distrutti. Nel 1832, I Cosacchi vengono riorganizzati in 5 reggimenti della Linea del Caucaso e parteciperanno a questa spietata guerra, fino alla distruzione e deportazione delle tribù della montagna nel corso degli anni 1860. La pacificazione che ne segue consentirà alle autorità di mettere in opera una organizzazione amministrativa in tutto il Caucaso conquistato. In tale contesto viene istituito nel febbraio 1860 l'Oblast (provincia) del Terek, che corrisponde al territorio occupato dai Cosacchi, con capitale Vladikavkaz. L'Oblast viene suddiviso in Okrugs (distretti federali) di Cecenia, di Inguscezia, di Ichkeria e delle Montagne (Daghestan). Questa provincia rimane fino alla conquista del potere da parte dei Bolscevichi. Lo schieramento di una parte dei Cosacchi con l'Armata dei Bianchi, durante la guerra civile, provoca, al termine delle operazioni, una dura repressione del potere comunista. L'Oblast viene disciolto nel marzo 1920 ed una parte della popolazione cosacca viene deportata verso l'Ucraina o ... la Siberia.

NOTE

(1) Circassi o Cerkessy. Noti anche come adighè o adighi, si definiscono adyghe (nome anche della loro lingua parlata) e l'etnonimo deriva probabilmente dall'unione di atté (altezza che sta ad indicare i montanari) e ghéi (mare). Essi sono un gruppo etnico delle regioni a nord-ovest del Caucaso ed appartengono a una delle più antiche popolazioni autoctone della regione e tra gli abitanti originari della regione. La Turchia ospita la più grande comunità circassa del mondo.

(2) Ceceni. In ceceno нохчий, noxçi, singolare noxçuo, costituiscono il più grande gruppo etnico nativo delle regioni a a nord el Caucaso. Chiamano loro stessi con il nome di nokci, sulle cui origini etimologiche vi sono diverse teorie: il nome potrebbe derivare dall'antico villaggio di Nakasch o dal nome biblico di Noé (Nokha in ceceno). Il termine russo per l'etnia, čečency, è anch'esso oggetto di dibattito, ma la teoria prevalente è quella secondo la quale esso abbia origine dal nome dell'antico villaggio (aul) di Čečana (in russo: Cecen). Il villaggio in questione è situato sulla riva del fiume Argun, vicino a Grozny. I clan Vainachi, gli antenati dei ceceni e degli Ingusci, dimoravano sulle montagne della regione fino al XVI secolo, epoca in cui hanno iniziato a stabilirsi nei bassipiani. In questo periodo ebbe inizio la loro islamizzazione, indotta dall'influenza delle popolazioni limitrofe.

(3) Kabardi, in lingua adighé: Къэбэртайхэр -адыгэ, nel dialetto adibgaz-adighé Къардей,  sono un gruppo etnico della Russia. Sono originari del Caucaso e vivono principalmente nella Cabardino-Balkaria, repubblica autonoma della Federazione Russa . Parlano la ligua kabardina o circasso orientale

(4) Osseti, Ossezia. Il toponimo Ossetia ha radici georgiane. I Russi chiamavano originariamente gli Osseti con il termine jas, ma nel XIV secolo cominciarono ad usare il termine osseti, come derivazione della nazione osseta, mentre nella lingua osseta veniva utilizzato il termine iratta per il popolo e iriston per la patria. Gli Osseti, in ogni caso, discendono dall'antico popolo di origine iranica degli Alani, facenti parte del più vasto gruppo dei Sarmati e degli Sciti, diventati cristiani durante nel Medioevo sotto l'influenza bizantina. Di fatto, nella lingua georgiana i termini “Alania” e “Alani”, antico popolo iranico, si riferisce agli Osseti.

BIBLIOGRAFIA

Hoesli Eric, Alla conquista del Caucaso, Edizione des Syrtes, 2018.


 


Massimo Iacopi

 

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