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L’ETERNA SMANIA FRANCESE DI ISOLARE GLI ALLEATI PER CONSEGUIRE EFFIMERE GLORIE

      

   

Foreign Affairs

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Articolo di:

Massimo Iacopi


Per uscire dall’isolamento Le Président tenta dunque di imporsi su UE e NATO

 

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ASTERIX VA ALLA GRANDE GUERRA


La fregola di fine mandato di accaparrarsi la traballante leadership europea

L’ETERNA SMANIA FRANCESE DI ISOLARE GLI ALLEATI PER CONSEGUIRE EFFIMERE GLORIE

Per uscire dall’isolamento Le Président tenta dunque di imporsi su UE e NATO

(Assisi PG, 28/05/2024)

 

L’ETERNA SMANIA FRANCESE DI ISOLARE GLI ALLEATI

PER CONSEGUIRE EFFIMERE GLORIE

INTRODUZIONE. Il Presidente francese sta tentando a più riprese di uscire dall’isolamento e riprendersi la scena politica europea e forse mondiale. A tale scopo si offre  di proteggere l'Europa con il suo ombrello nucleare. Ma questo, se da un lato vorrebbe accreditare l'ipotesi di una Europa meno dipendente dagli Stati Uniti d’America, nello stesso tempo sembra aspirare più che altro ad imporsi sull’intera Europa come suprema guida strategica. Cosa questa sgradita alla maggior parte dei paesi europei e specialmente alla Germania ed all’Italia.  Non solo per il fatto della ripartizione degli oneri che deriverebbero dall’intraprendere una politica di difesa europea autonoma, relegando il ruolo USA-NATO a quello di spettatori, ma soprattutto perché, dopo la tragica esperienza del III Reich e dei danni post bellici della seconda guerra mondiale, peraltro non ancora del tutto risanati, nessun Paese sovrano europeo è disposto a cedere la propria indipendenza e la propria sovranità a chicchessia. Tanto meno cederla al Galletto francese che, anche nel recente passato, ha già dimostrato ampiamente quali sono le sue mire, non diverse dalle ambizioni colonialiste di sfruttamento delle altrui risorse a danno di intere popolazioni.

LE PROPOSTE. Dopo l'ipotesi di invio di truppe francesi in Ucraina, il presidente francese propone all'Europa maggiore autonomia sotto la sua protezione nucleare. Ancora un tentativo di uscire dall'isolamento e riprendersi la leadership europea. Da qualche tempo la Francia, umiliata nel Sahel ed in difficoltà nei rapporti con il suo partner tradizionale europeo, cerca, attraverso il suo presidente Emmanuel MACRON, di riprendersi il davanti della scena politica europea e mondiale, proprio nel momento in cui la politica estera USA sembra alquanto appannata, in conseguenza delle elezioni presidenziali. Una sfida alquanto ambiziosa, proprio perché il presidente francese non sembra disporre, né dei mezzi, né degli alleati necessari nel suo scontro con Vladimir PUTIN. Il capo dello stato francese, con la sua nuova posizione di paladino europeo a favore dell'Ucraina, si pone anche come paladino della sicurezza europea nei confronti della Russia. Una strategia molto chiara, ma senza alleati solidi e senza capacità reali. La sfida lanciata appare quanto meno audace. Emmanuel MACRON ha scelto di essere il paladino del sostegno dell'Europa a Kiev: “La Russia non deve vincere, l'Ucraina non può perdere” afferma al resto dei paesi dell'UE. Ma la sua postura marziale, che avrebbe suscitato in Italia, una miriade di vignette con gli stivali, va molto al di là di quello che si augurano il suoi colleghi europei, ostili ad un eventuale impegno evocato dal presidente francese. Si tratta, per Macron di una strategia ponderata per riportare la Francia in primo piano nella sicurezza europea e la sfida lanciata appare alquanto ambiziosa: in tale contesto la Francia potrebbe rinforzare la sua leadership politica, approfittando del relativo appannamento degli USA e dei dubbi sul sostegno americano all'Ucraina, in caso di elezione di Donald TRUMP a novembre. La sua sfida appare audace: ma il presidente francese non dispone né dei mezzi, né degli alleati necessari nel suo scontro con Vladimir PUTIN.

LE CONSEGUENZE. Seppure determinato, MACRON rischia di fare la figura del cavaliere solitario. Egli vuole “agire in modo diverso”: “Forse ad un certo momento, sarà necessario predisporre operazioni sul terreno”. La natura di queste “operazioni” non é stata precisata, ma egli offre all'Europa la capacità operativa delle forze francesi, nonostante i suoi limiti: la guerra d'Ucraina non é la stessa cosa dell'intervento nel Mali ed anche la Francia, come d'altronde il resto dell'Europa, non sembra pronta per un conflitto ad alta intensità e come il resto d'Europa paga lo scotto dei dividendi della pace e gli effetti di decenni di disarmo. Il significativo riarmamento militare decretato nel corso del 2018, inizia appena a ripianare i buchi, senza peraltro fornire un significativo aumento del potenziale di combattimento francese. L'esercito francese, di tipo “bonsai”, copre tutti i campi dello spettro militare, ma manca di profondità o, se vogliamo, di spessore: pochi carri armati, pochi aerei, cannoni, droni, né capacità di guerra cibernetica. Impegnata singolarmente in combattimento con la sola forza terrestre, la Francia potrebbe proiettare sul campo di battaglia 20 mila uomini in 30 giorni, su un fronte ridotto e per una durata limitata. L'Eliseo rassicura tutti affermando che questa forza sarebbe impiegata solo nel quadro di una coalizione. Ma né gli USA, né la NATO, né la Germania non sono effettivamente pronti ad impegnarsi sul terreno. In definitiva, partire in guerra, senza il loro sostegno politico, economico e militare, appare piuttosto una temeraria “smargiassata”, tipica proprio del Rodomonte di Ludovico Ariosto. MACRON, per appoggiare la sua determinazione, evoca la capacità nucleare francese, di fronte alla “minaccia esistenziale” rappresentata dalla Russia. La sua idea é quella di utilizzare la forza nucleare francese come uno “strumento di dialogo strategico, per spingere la Russia a negoziare”, anche se la dissuasione non é stata mai concepita per tale fine. Il suo impiego si giustificherebbe solo in caso di minaccia accertata contro gli interessi vitali della Francia.

CONCLUSIONI. Ma questo caso non risponde alla condizioni attuali, alle cui obiezioni MACRON ha risposto con l'espressione di “ambiguità strategica”, un atteggiamento che definisce anche i limiti della sua “marzialità” e la menzogna della sua imparzialità: “Noi non prenderemo mai l'iniziativa di qualsiasi escalation”. A breve termine, questa “minaccia russa” non sembrerebbe fondata, tenuto conto delle capacità reali della Russia. E' vero che sul fronte ukraino raccoglie qualche successo con l'impiego metodico della guerra d'attrito. Ma l'esercito russo ha messo due anni per conquistare appena il 20% del territorio ucraino. Se il suo sforzo verrà mantenuto fino al momento del negoziato con l'Ucraina, in quali condizioni rischia di uscire dal conflitto?... Nonostante l'allarmismo, parzialmente fondato, della NATO, si possono ragionevolmente nutrire dubbi sulla sua capacità immediata di impegnarsi in un altro conflitto contro un paese della NATO. A lungo termine, le cose appaiono alquanto diverse. Resiliente e coesa, la Russia ha saputo mantenere le sue capacità economiche, militari e morali, a dispetto delle sanzioni occidentali e dei colpi innegabilmente subiti in Ucraina. Questa realtà porta l'Europa ad interrogarsi sulla pertinenza della sua politica attuale nei confronti della Russia. Negare che anch'essa sia un paese europeo, un elemento chiave della sicurezza del continente europeo, si scontra con la logica di un realismo geopolitico. Occorre ancora continuare ad emarginare questa potenza continentale, senza interrogarsi sui veri interessi dell'Europa, che non coincidono spesso con quelli degli USA?... Il mantenimento al potere di PUTIN costituisce un elemento fondamentale di questo necessario dibattito. A prescindere dalla sua effettiva personalità, l'Europa deve sapere che dovrà trattare con lui e questo é un elemento che anche il presidente ucraino Volodymir Zelensky non potrà non considerare. PUTIN, largamente rieletto lo scorso 17 marzo, rimarrà al potere per almeno 6 anni ancora al Cremlino e non può essere escluso che possa rimanere al potere fino al 2036 !!! Il terribile attentato terroristico di Mosca del 22 marzo 2024, ad avviso di chi scrive, servirà solo a rafforzare la sua figura di uomo della Provvidenza e di Protettore della Santa Madre Russia. Ma noi Occidentali, possiamo veramente fidarci dell'ultimo PUTIN?...


Massimo Iacopi

 

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