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YOUTH - LA GIOVINEZZA

      

   

Cinema

 Registrazione Tribunale di Rieti n. 5 del 07/11/2002

 

 

Recensione di:

C. Cerofolini


Destinato a dividere le platee, YOUTH rilancia le ambizioni di Paolo Sorrentino

 

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Michael Caine e Harvey Keitel, coppia regina del n


di Paolo Sorrentino

YOUTH - LA GIOVINEZZA

Destinato a dividere le platee, YOUTH rilancia le ambizioni di Paolo Sorrentino

(Roma, 23/05/2015)

Possiamo affermarlo senza paura di smentita. Paolo Sorrentino è un regista senza vie di mezzo e per questo destinato a dividere le platee; Un pò come fa il suo cinema, capace in ogni scena di contenere tutto e il contrario di tutto; dal tragico al ridicolo in una continua mescolanza di cultura alta e bassa che in Youth la giovinezza tocca il suo apice quando immagina che tra gli ospiti del lussuoso albergo svizzero in cui si svolge la vicenda ci sia anche Diego Armando Maradona, il famoso calciatore che nella sua opulenta fisicità, esibita con dovizia di particolari, rappresenta il perfetto  contraltare alla dimensione artistica e intellettuale in cui si muovono i protagonisti della storia. I quali, all'interno del film, rappresentano, per le differenze della loro personalità, un altro esempio di coesistenza di opposte tendenze, con Fred (Michael Caine candidato fin da adesso a una stagione di premi) direttore d'orchestra di fama mondiale che ha rinunciato a suonare per intraprendere una vita apatica e priva di stimoli, e Mick (Harvey Keitel), regista cinemaotografico che invece è deciso a viverla fino in fondo attraverso la realizzazione del film che dovrà consacrarne la carriera. Ai due amici Sorrentino regala una vacanza da sogno e anche l'alibi per un consuntivo esistenziale che li vedrà protagonisti e insieme spettatori delle esistenze di cui condividono le comodità di quel ristoro. Senza dimenticare quello che resta di legami famigliari e colleghi di lavoro, tutti, a cominciare dalla figlia di Mick (Rachel Weisz) lasciata dal marito e in cerca di consolazione, coinvolti nel singolare rendez vouz.

Se qualcuno aveva pensato che Youth potesse rappresentare una pausa e forse l'antidoto alle ambizioni e al gigantismo de La grande bellezza è bene che si ricreda, perchè il regista napoletano non solo continua a ragionare sui massimi sistemi - in questo caso ì'amore l'amicizia messi a confronto con lo scorrere del tempo - ma spinge l'acceleratore sul piano della visione, assecondata da una mdp capace di ridefinire il senso del reale in chiave personale e soggettiva. Youth si separa dal mondo per ricrearlo a sua immagine e somiglianza in una porzione di territorio che diventa laboratorio di tic, manie e ossessioni che, al solito, il regista coglie attraverso un campionario umano sospeso tra armonia e deformità. Sorrentino più di altri cita se stesso e le proprie virtù. Da qui forse la sensazione di un déjà vu che rischia la maniera, seppur di gran classe, e la tendenza a un assolutismo estetico e contenutistico che a volte appesantisce l'armonia del film, rendendola frammentata e diseguale. A mettere d'accordo tutti sono invece gli intepreti e le qualità delle loro performance, sorprendenti soprattutto nei ruoli di secondo piano, con Jane Fonda, Paul Dano e Rachel Weisz bravi a ritagliarsi la loro fetta di gloria in un' opera comunque dominata dalla classe deila coppia regina.


 

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